«Così il clan tentò di taglieggiarmi»

Il racconto choc dell’imprenditore che osò dire di no ai boss Il suo supermarket saltò in aria il giorno prima dell’apertura

SALA CONSILINA. Non solo droga: l’altra attività della cosca dei Muto nel Vallo di Diano è stata quella delle estorsioni per imporre soprattutto il loro “prodotto” di punta: il pesce. Nell’ordinanza di custodia cautelare che ha fatto finire in carcere martedì scorso 58 persone legate alla ’ndrina calabrese, è raccontata in maniera dettagliata tutta la vicenda legata ad un imprenditore del Vallo di Diano che, per non aver accettato le imposizioni dei referenti locali del clan, in particolar modo quelle di Vito Gallo, si è visto saltare in aria parte dei locali del suo supermarket a Sant’Arsenio.

Le intercettazioni. Nell’ordinanza c’è lo stralcio di un’intercettazione ambientale di un colloquio tra Vito Gallo, l’imprenditore vittima del tentativo di estorsione e Luigi Sarmiento, arrivato nel Diano dalla Calabria a supporto di Gallo. “Allora siccome, se c’era un amico nostro in zona non esistevano queste aperture perché ci volevano i soldi per aprire queste aperture, perché per aprire queste aperture qua ci vogliono i soldi – dicono i due referenti del clan all’imprenditore a proposito della prossima apertura di un supermercato in un comune del Vallo di Diano – dovevano cacciare i denari, chiaramente loro da fuori all’organizzazione chiedevano il lavoro questi. Perché se uno vuole prendere un supermercato là, cioè ci mettiamo cinque minuti che tu la chiudi. La chiudi sicuro”. Il contenuto dell’intercettazione non lascia adito a interpretazioni. I due esponenti del clan fanno capire chiaramente all’imprenditore che o si fa come dicono loro oppure il supermercato non è destinato ad avere vita lunga. L’obiettivo del clan è quello di riuscire ad avere la gestione del reparto ittico. Reparto nel quale deve arrivare il pesce fornito direttamente dal clan e deve essere pagato al prezzo che decide il clan, ovviamente senza alcun margine di trattativa.

Il racconto dell’imprenditore. Nel provvedimento cautelare viene riportato quanto raccontato agli inquirenti dallo stesso imprenditore vittima del tentativo di estorsione. Un racconto che ricostruisce tutte le fasi della vicenda che si è poi conclusa con l’attentato dinamitardo al supermercato il giorno prima dell’inaugurazione. Tutto inizia nel 2010 quando apre un supermercato a Sala Consilina. Il titolare viene avvicinato da Vito Gallo «che alcuni suoi dipendenti – si legge nell’ordinanza – gli presentavano come un malavitoso importante, con solidi legami con gli ’ndranghetisti calabresi». In occasione di questo incontro Gallo proponeva all’imprenditore di aprire un supermercato a Scalea vantando importanti entrature e chiedendo di assumere una propria parente. Proposta che però viene respinta.

Nel 2013 Gallo si ripresenta nuovamente dall’imprenditore chiedendogli di gestire il reparto pescheria del supermercato che stava ristrutturando e ampliando, ma anche in quel caso la richiesta non viene esaudita e dopo poco come atto intimidatorio vengono rubati dei bancali di frutta che erano stati scaricati davanti al supermercato. Nel 2014 arriva la bomba. L’imprenditore racconta anche di come sia nato il rapporto con Gallo: “Mi incontravo con lui quando andavo al supermercato che ho a Sala Consilina e quando mi vedeva mi invitava a prendere il caffè al bar ed iniziavamo a parlare del più e del meno. Quando poi ha saputo che l’altro supermercato stava per essere inaugurato più volte con insistenza mi ha detto che per il reparto della pescheria se la sarebbe vista lui”. Come si conclude la vicenda ormai è noto. La bomba, le intercettazioni della Dda e gli arresti eseguiti l’altro ieri dai carabinieri.(re.pro.)

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