Cava de’ Tirreni<br type="_moz" />

«Così Gesù mi ha risvegliata dal coma in ospedale»

La professoressa Canora e il “miracolo”: «Salvata dalla fede nell’Avvocatella». L’incontro domenica 27 aprile nella chiesa della Piccola Fatima

Le preghiere e la devozione per l’Avvocatella l’hanno riportata in vita. Di un vero e proprio miracolo parla la professoressa cavese Giovanna Canora, che lo scorso 19 marzo, in seguito all’anestesia per un intervento di funzionalità al naso eseguito in una clinica privata, cadde in uno stato di coma profondo dal quale si riprese invece dopo poco più di ventiquattr’ore in ospedale.

Giovanna racconterà la sua storia domenica 27 aprile nella chiesa della Piccola Fatima, durante la cerimonia che vedrà il suo giovane figlio, finora non credente, ricevere da don Gennaro Lo Schiavo il sacramento dell’eucaristia. È stato lui a decidere di fare la prima comunione, dopo la vicenda della madre che gli ha aperto il cuore alla fede.

Quando arrivò all’ospedale di Cava de’ Tirreni, la diagnosi per Giovanna fu di un coma profondo che difficilmente le avrebbe dato la possibilità di rivedere la luce. Una luce che invece dopo un giorno e mezzo si è manifestata in un campo di girasoli, come lei stessa racconta.

«Tra le 18,30 e le 18,45 di giovedì 20 marzo - dice la professoressa - mi sono trovata, all’improvviso, in un campo di girasoli. Una forza mi ha spinto in giù. Ho sentito delle preghiere. Ho visto gli occhi di Gesù, il quadro dell’Avvocatella. Ho aperto gli occhi, ho visto un’infermiera vicino a me e le ho chiesto di cedermi il telefono che aveva in mano. Ho composto il numero del mio compagno e l’ho chiamato. Gli ho detto che ero Giovanna e lui mi chiedeva chi fossi: aveva da poco lasciato l’ospedale e pensava a uno scherzo macabro, essendo quasi certo che io non ce l’avrei fatta. Attorno al mio letto sono accorse tante persone e anche i medici non riuscivano a spiegarsi le ragioni del mio risveglio eccezionale».

La professoressa Canora, nel ringraziare tutti coloro che hanno pregato per lei, da Annapia Serio che le ha mandato l’olio Santo alle colleghe Patrizia Mazzotta, Emma D’Alessio e Tina Esposito, a don Gennaro vuole però vederci chiaro su quello che è accaduto in clinica. «Non ho nulla contro la clinica dove i medici mi hanno subito intubata - afferma Giovanna - voglio chiarezza dalla persona che conosce cosa mi è capitato. Mi sarei aspettata almeno una telefonata».

La professoressa non accetta che dalla clinica sia stato detto che lei aveva un’allergia da contatto, in quanto dai certificati allegati alla cartella che la donna aveva portato in clinica, vi erano diversi documenti, ultimo quello del 13 marzo del 2014, del pneumologo Polverino, che attestava la “sindrome ostruttiva severa da asma bronchiale in overlap con bronchite cronica”. Non solo, era presente anche un certificato del 27 febbraio 2014, dello stesso anestesista, che richiedeva per lei una terapia iposensibilizzante in paziente allergico in preparazione a intervento chirurgico.