CAMORRA E AFFARI

Così Cuomo intimidiva gli imprenditori

Il racconto choc di una delle vittime finite nel mirino: «Lascio la società e perdo 10mila euro, ma sono più tranquillo...»

NOCERA INFERIORE - «Ho lasciato la società proprio per riacquistare la tranquillità che avevo perso. Sono una persona per natura molto ansiosa e ho preferito abbandonare tutto per non avere problemi». A parlare è uno dei soci della società che gestisce il Teca bar. Parole dette ai carabinieri che indagavano sull’esplosione della bomba carta in uno dei distributori automatici di bibite all’interno dell’esercizio commerciale la notte del 21 gennaio dell’anno scorso. Un attentato per mano di Michele Cuomo, nell’ambito di un’estorsione commessa assieme a Domenico Rese e a Francesco Gambardella.

La ricostruzione. Secondo i carabinieri del Reparto territoriale nocerino e la Dda di Salerno un segnale chiaro dopo le prime minacce implicite ad uno dei proprietari per non far aprire un secondo punto vendita, questa volta vicino a un bar a corso Vittorio Emanuele dove «se la facevano i Cuomo ». Parole che testimoniano gli effetti devastanti che questi episodi hanno sulle persone perbene. Lo stesso poco prima aveva detto: «Ho perso circa 10mila euro, tra denaro che avevo investito nei lavori di allestimento del nuovo punto vendita, danni ricevuti al vecchio punto vendita a seguito della bomba e investimento nella società. Ho abbandonato perché sono una persona ansiosa e ho avuto molta paura. Non voglio avere nulla a che fare con queste persone e con questo tipo di eventi». Del resto, anche il socio, che aveva ricevuto direttamente i messaggi minatori del 41enne nocerino, aveva definito Cuomo «il tumore di Nocera» e che per nessuna ragione avrebbe verbalizzato le dichiarazioni appena rese ai carabinieri, «poiché era impaurito dalla concreta possibilità di ritorsioni», scrive il Gip nella sua ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dello stesso Cuomo, di Rese e Gambardella.

La svolta. Cuomo viene riarrestato a febbraio scorso nell’ambito dell’inchiesta sullo spaccio di droga in carcere a Salerno. Da qui la svolta. A marzo, il socio del Teca Bar che non aveva voluto verbalizzare i suoi sospetti su Cuomo dichiara ai carabinieri: «All'epoca non ho rivelato l'identità di queste due persone perché preoccupato e impaurito per la possibilità di ritorsioni. Ora, rassicurato dai numerosi arresti che avete eseguito qui a Nocera Inferiore e dallo stato di carcerazione del responsabile principale, sono pronto a parlarne. Ho appreso infatti dai giornali che avete arrestato sia Michele Cuomo, che conosco come malavitoso di Nocera Inferiore, e buona parte del suo gruppo criminale. Proprio Cuomo si presentò al punto vendita di corso Vittorio Emanuele, nel mese di novembre 2019, mentre erano in atto i lavori di allestimento dell'attività commerciale, accompagnato da una persona molto grassa… ». L’esito del blitz “Prison Break” e la tenacia dei carabinieri, nel costruire un rapporto di fiducia con l’imprenditore, dunque, avevano portato quest’ultimo a superare lo scoglio della paura.

(s.d.n.)