la sentenza della cassazione 

Corruzione in atti giudiziari  Siniscalco e Amabile condannati

Il ricorso è inammissibile. La Cassazione rigetta l’istanza dell’avvocato Marco Siniscalco, 73 anni, di Salerno, condannato dalla Corte di Appello di Napoli per corruzione in atti giudiziari. La...

Il ricorso è inammissibile. La Cassazione rigetta l’istanza dell’avvocato Marco Siniscalco, 73 anni, di Salerno, condannato dalla Corte di Appello di Napoli per corruzione in atti giudiziari. La vicenda è quella relativa al recupero delle giocate al Lotto della famosa estrazione nazionale rivelatasi truccata. Siniscalco, conosciuto anche per i suoi trascorsi politici come consigliere comunale socialista di Salerno, aveva corrotto – dicono i giudici – due ex cancellieri dell’allora Tribunale di Eboli per favorire una serie di liquidazione di compensi, disposte dal Giudice di Pace, per procedure esecutive relative proprio alla giocata truccata avvenuta alla fine degli anni Novanta. Stessa sorte giudiziaria è toccata a Tommaso Amabile, 54 anni, condannato per il riciclaggio della somma di 55mila euro ricevuta da Giuseppe Di Geronimo, suo fratellastro, coimputato di Siniscalco. Anche per Amabile, gli “ermellini” hanno dichiarato inammissibile il ricorso e, pertanto, non è stata potuta dichiarare la prescrizione del reato. I motivi della sentenza di inammissibilità sono stati pubblicati nei giorni scorsi. L’udienza, invece, è dello scorso 11 maggio. La Corte (presidente Giovanni Diotallevi) ha condannato i ricorrenti, Siniscalco e Amabile, anche al pagamento delle spese del grado sostenute dalle parti civili, l’Agenzia delle Entrate e il Mef, quantificate in 6mila euro.
Il caso fece molto clamore all’epoca per il coinvolgimento di avvocati e di due cancellieri che lavoravano alla Sezione distaccata di Eboli. Per i giudici napoletani, Amabile, in concorso con altri, aveva corrotto i due dipendenti per ottenere da costoro atti anche contrari ai loro doveri di ufficio. In particolare, avrebbe ottenuto di “aggiustare” sentenze o di affidarle a precisi giudici di pace. Alla condanna del legale salernitano, in primo e secondo grado, si è arrivati soprattutto grazie alle dichiarazioni accusatorie dei due cancellieri, in origine coimputati. A Siniscalco sono stati contestati otto casi di corruzione. In una delle ipotesi, l’avvocato salernitano fu anche arrestato in flagranza di reato. Tra i motivi del ricorso ai giudici della Cassazione, Siniscalsco faceva presente che in alcune procedure delle otto imputategli era creditore procedente. In altre non aveva partecipato. Inoltre lamentava che, nei precedenti giudizi, non si era tenuto conto di due testimonianze di persone informate sui fatti che validavano la sua tesi difensiva, secondo la quale gli avvocati coinvolti nella vicenda, tra i quali anche lui, anziché partecipi di un accordo corruttivo, sarebbero state persone offese dalle minacce dei cancellieri di insabbiare le loro pratiche. (re.cro)
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