L'EMERGENZA EPIDEMIA

Coronavirus, «Tokyo non teme il virus. Ma com’è lontana l’Italia»

Il parrucchiere giffonese Alfano: «Ho chiuso la mia attività fino al 30 aprile»

«Il mio Hair Salon qui a Tokyo nel quartiere di Aoyamadori street l’ho chiuso ancora prima che il governo giapponese decidesse ogni forma restrittiva per combattere la diffusione del Covid19». A parlare con un pizzico di orgoglio è Fabio Alfano, un giffonese di 43 anni che vive in Giappone da molti anni. «Qui non ci sono obblighi, non ci sono multe. Si può andare a cena fuori, si può passeggiare, si può scegliere di tenere o meno i negozi aperti. La vita ai tempi del Covid19, in Giappone, funziona così -racconta Fabio - certo che c’è la preoccupazione e certo anche che si suggeriscono i distanziamenti, cautela, uso delle mascherine che qui è la normalità». Sposato con una Giapponese, Fabio è padre di due figli. Ha iniziato la sua carriera da hair stylist nei primi anni ‘90 facendo pratica nel salone paterno a Giffoni Valle Piana. La sua passione lo ha spinto a migliorare sempre di più le sue capacità, portandolo a lavorare al fianco dei migliori parrucchieri d’Italia. Nel 2000 è stato a Londra con i migliori hair stylist della città come la Toni& Guy, Flagship Mayfair salon and Academy. Nel 2006, dopo aver lavorato per delle celebrità, fonda il salone FA, al centro di Tokyo. Ora la sua abile arte la trasmette e la insegna a coloro che hanno la sua stessa passione. Nel suo elegantissimo negozio accoglie una clientela formata soprattutto di ragazze. Fabio con il suo staff in più occasioni partecipa ad eventi di grande prestigio nel panorama professionale occupandosi di moltissime sfilate di moda.

Qual è la sua attività a Tokyo in questo momento?

Adesso sono titolare di un hairdessing che in questi giorni di emergenza sanitaria ho deciso di chiudere. Uno stop fino al 30 aprile per tutelare i miei clienti, il mio staff anche la mia famiglia.

In Italia le persone temono il contagio, ma non sanno rinunciare alla passeggiata in centro. E lì a Tokyo?

In Giappone non ci sono elicotteri e droni come ho visto in Italia per controllare i passanti, ma le cose sono comunque cambiate. Ci sono meno persone in strada, qualche negozio è chiuso ma è tutto affidato al senso di responsabilità del singolo cittadino. Non so se sia questo o altro ma è come se ci fosse un maggiore senso di serenità rispetto all’Italia. Leggo di panico assoluto in piccoli comuni, qui ci sono milioni di cittadini, facciamo i conti con il Covid da gennaio ma ad oggi paura zero.

Allora perché ha deciso di chiudere la sua attività?

Ripeto per cautelare la mia clientela e il mio staff. Certo, gli effetti credo si vedranno tra un po’ per ora non ci sono picchi di morti né una sanità in ginocchio ma se l’Italia avrà fatto bene a mettere in atto il lockdown e il Giappone no, i prossimi mesi ce lo diranno.

Nessun timore, dunque...

Qui non hanno alcuna intenzione di fermare l’economia. Del resto anche quando ci fu il terremoto nel marzo 2011 i giapponesi reagirono così: testa bassa, lavoro e superamento delle criticità. Ripeto, solo il tempo ci dirà se il loro atteggiamento è quello giusto.

Ha saputo della morte pochi giorni fa del giovane giffonese Lucio Truono a Londra? I medici non si sarebbero accorti che era affetto da coronavirus rimandandolo a casa, dove è stato poi trovato senza vita.

È stato terribile: non si può morire per la troppa leggerezza con la quale la sanità inglese ha trattato il povero Lucio lo conoscevo, era un ragazzo veramente straordinario, intelligente e con tanta voglia di lavorare. Ci sono rimasto male quando ho letto su internet la notizia.

Alla sua famiglia rimasta a Giffoni Valle Piana, sua madre Gaetana, suo padre Franco e sua sorella Monica, validissima podista, cosa racconta?

Vorrei mandare a loro e a tutte le persone che mi conoscono un forte abbraccio virtuale e un grande messaggio di serenità. Purtroppo a volte è il panico a non farci essere lucidi. Credo che un pizzico di serenità in più può essere utile a tutti. Ci vediamo in estate.

Piero Vistocco

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