L'EMERGENZA EPIDEMIA

Coronavirus, tamponi “esportati”: un conto da 4 milioni

Nei primi nove mesi di pandemia l’Asl ha esternalizzato più di 100mila test. Paga la Regione ma avvisa: «Ci rivarremo sulla spesa sanitaria ogni mese»

SALERNO -  Poco più di 100mila salernitani: ad occhio e croce, l’equivalente di due città del calibro di Cava de’ Tirreni e Battipaglia. Dal primo giorno della pandemia fino al 31 dicembre del 2020 i loro tamponi anti-Covid non sono stati processati nei laboratori ospedalieri: agli analisti occorreva un supporto, e così quei test hanno intrapreso strade più lunghe. Li hanno mandati a Portici, tra le pareti dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, nell’area Pip d’Ariano Irpino, quartier generale della “Biogem”, o a Chiaiano di Napoli, casa del “Ceinge”. Al modico prezzo (pubblico) di 4,3 milioni di euro. È il redde rationem dei tamponi nei primi nove mesi di pandemia dall’Asl di Salerno, quelli esternalizzati nonostante i quattro laboratori allestiti negli ospedali della provincia: fin da marzo dell’ annus horribilis erano operativi i biologi molecolari del “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”, nel capoluogo, e del “Maria Santissima Addolorata” ad Eboli, seguiti a novembre dai colleghi del “Civile” di Agropoli e dell’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore. Poco, troppo poco: ai tempi del test vietato ai privati, agli analisti pubblici non rimanevano che le strade maestre indicate dalla Regione Campania e dalla sua centrale acquisti sanitaria, la “Soresa”. E così, tra marzo e dicembre 2020, l’Azienda sanitaria salernitana, diretta dal manager Mario Iervolino, s’è avvalsa del supporto d’enti e società che le anime dell’Unità di crisi regionale avevano inserito nella “Coronet Lab”, la rete dei laboratori abilitati ad esaminare i campioni oro-faringei dei campani entrati nel famigerato contact tracing.

L’Asl non regge. Nei primi nove mesi di pandemia l’Asl ha chiesto aiuto al “Zooprofilattico & co.” in più di 102mila casi: cifre esorbitanti, considerando che al tempo il numero dei tamponi quotidianamente processati era ben al di sotto del trend attuale. Tant’è che in tutto il territorio regionale, al 31 dicembre del 2020, erano stati esaminati poco più di 2 milioni di test. E il peso salernitano sul dato campano, in media, è del 25 per cento: ci si attesta orientativamente intorno a quota 500mila. In altre parole, provetta in più o in meno, nei primi nove mesi di pandemia un tampone su cinque non è stato processato all’ombra dei laboratori ospedalieri. Ora il saldo: fuori i soldi dalla tesoreria di Palazzo Santa Lucia. In principio furono 294.015 euro: tra gennaio e febbraio del 2021 il capo regionale della Direzione generale per la Tutela della Salute, Antonio Postiglione (già noto in provincia per aver rivestito, da agosto 2015 a maggio 2016, subito dopo la prima elezione di Vincenzo De Luca a Napoli, l’incarico di commissario dell’Asl salernitana) li riconobbe alla “Biogem” (60.690 euro), l’istituto di ricerche genetiche presieduto da Ortensio Zecchino, e al “Ceinge” (233.3250), il centro biotech guidato da Pietro Forestieri, in cambio, rispettivamente, di 1.492 e di 5.490 campioni oro-faringei appartenenti ad assistiti che vivono nel territorio compreso tra Scafati e Sapri. Erano stati esaminati tra marzo e agosto 2020.

Il conto milionario. Mancava ancora il grosso, ossia il materiale genetico esaminato dagli stessi enti di lì a dicembre e soprattutto quello che, da marzo alla fine del 2020, è stato processato nei laboratori della più grande valvola di sfogo dei quattro laboratori di biologia molecolare: l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, diretto da Antonio Limone. Una “macchina da guerra” capace d’esaminare in autonomia migliaia di test al giorno. Tant’è che alle casse dell’Ente di diritto pubblico che nei primi nove mesi della pandemia s’è fatto carico di quasi 62mila tamponi “made in Salerno” - è destinata la parte più corposa del danaro che ora viene liquidato dalla Regione Campania.

Tagli sulla spesa. Se nei giorni scorsi, infatti, Postiglione ha decretato di liquidare altri 4,04 milioni di euro per le provette esaminate da marzo a dicembre del 2020, quasi il 65 per cento, ben 2,62 milioni di euro, è per lo “Zooprofilattico”. Poi c’è il “Ceinge”, al quale vengono riconosciuti altri 1,2 milioni di euro (in cambio di poco meno di 30mila test), e quindi i rimanenti 185mila euro alla “Biogem”, che ha analizzato circa 4.300 tamponi provenienti dalla provincia di Salerno. Ogni test viene pagato 42,50 euro: questo il tariffario definito dalla giunta regionale. I soldi per le prestazioni, riconosciute pure dal dg Iervolino, vengono fuori dalle casse di Palazzo Santa Lucia, ma altro non sono che un’anticipazione: l’Asl li ripagherà fino all’ultimo euro. Attraverso i servizi: «Si procederà successivamente - specificano da Napoli - a trattenere gli importi dalle erogazioni mensili del finanziamento della spesa sanitaria corrente indistinta, che la Regione effettua in favore dell’Asl per l’esercizio in corso ». La moneta dei tagli. Il rendiconto dei laboratori che non hanno retto. Dicono che a pagare e a morire c’è sempre tempo. Pure due anni dopo.