L'EMERGENZA EPIDEMIA

Coronavirus, reparti sotto pressione: «Siamo pieni di no vax»

Negli ospedali del Salernitano superato il 70% di occupazione dei posti letto. Pochi spazi a Scafati e Agropoli

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SALERNO - In media dal 70% all’82% dei posti letto destinati ai pazienti Covid sono occupati nelle strutture ospedaliere della provincia di Salerno. Numeri, per quanto alti, sono comunque bassi in un contesto di contagi così elevato. Ed il merito è tutto dei vaccini che hanno raggiunto altissimi livelli di copertura anche in provincia di Salerno. Resta una parte di non vaccinati e non tutti lo sono perché pregiudizialmente contrari all’inoculazione di una o più dosi vaccinali. Negli ospedali dell’Asl Salerno sono 116 i posti di degenza nei reparti ordinari che curano il Covid, tra gli ospedali “Scarlato” di Scafati e “Civile” di Agropoli: ieri di questi ne erano liberi solo 16 al “Mauro Scarlato” e uno in quello agropolese. In totale, quindi, erano occupati 99 posti letto. A questi si aggiungono i quattro posti di ginecologia all’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania, di cui uno solo occupato. Diversa, invece, la saturazione per le terapie intensive.

L’Asl Salerno ha a disposizione 11 posti letto in questo ambito per i positivi Covid tra i sette della struttura ospedaliera scafatese e i quattro in quella agropolese: liberi, ieri, ce ne erano solo due, uno a Scafati e l’altro ad Agropoli. Nella strutture destinate alla cura del coronavirus dipendenti dall’azienda ospedaliera universitaria “Ruggi”: a ieri, infatti, il numero di posti occupati erano 71 su 102, complessivamente tra il “da Procida” e il presidio principale di via San Leonardo a Salerno. «Non abbiamo una gravissima esigenza in questo momento di assistenza ospedaliera per i pazienti Covid sintomatici - afferma Arcangelo Saggese Tozzi, direttore dell’unità operativa di Igiene e responsabile alla lotta alla pandemia per l’Asl di Salerno - . Ma bisogna continuare con estrema velocità la vaccinazione contro il coronavirus per evitare di sovraccaricare le strutte ospedaliere».

Saggese Tozzi spiega: «Maggiore è il numero di pazienti Covid e maggiore sarà l’esigenza di posti letto loro dedicati. Conseguentemente i posti saranno sottratti alla gestione delle cure ordinarie per molte altre patologie, con grave danno per la popolazione. Speriamo che non saremo costretti a convertire altri reparti di degenza in dedicati solo al coronavirus, sennò le ripercussioni per i cittadini saranno notevoli». A farne le spese sono in molti casi i malati oncologici o anche in generale gli anziani che hanno bisogno di frequenti ricoveri ospedalieri per problemi cardiologici, respiratori, diabetologici, neurologici, ortopedici e neurochirurgici. Il problema rimane il numero dei non vaccinati che finiscono in ospedale. Coloro che non hanno ricevuto un vaccino e ammalati sono in maggior numero di quelli vaccinati, si negativizzano in maggior tempo e più facilmente finiscono in terapia intensiva.

«Nel nostro reparto i ricoverati sono tutti non vaccinati - sottolinea Marco Ingrosso, primario della rianimazione del “Mauro Scarlato” di Scafati - . I pazienti che sono o sono stati ricoverati in questo reparto sono o no Vax convinti o persone che per pigrizia non si sono vaccinate. La maggior parte sono i “pigri”. A finire in Rianimazione in parte sono anche pazienti fragili». Proprio l’esperienza del primario Ingrosso sottolinea come una buona parte delle persone non vaccinate si possono ancora convincere a farlo, salvando in molti casi la loro vita o la qualità della stessa. Tra i non vaccinati ci sono molti ottantenni e novantenni, ma anche cinquantenni che sono transitati dai reparti di terapia intensiva di Salerno, Scafati ed Agropoli e c’è chi non ce l’ha fatta. «Abbiamo avuto esperienze di vaccinati con tripla dose che si sono infettati ma si sono negativizzati in breve tempo», sottolinea il responsabile della rianimazione Covid di Scafati.

Salvatore De Napoli