L'EMERGENZA EPIDEMIA

Coronavirus, Nocera Superiore: il nome degli isolati finisce su WhatsApp

Sugli smartphone l’elenco dei vigili urbani coi 65 in quarantena, Cuofano: denuncio tutti

NOCERA SUPERIORE - Una grave fuga di notizie, quella che s’è verificata giovedì scorso proprio al Comune di Nocera Superiore. Documenti riservati, infarciti di dati sensibili: finisce sugli smartphone l’elenco dei cittadini posti in quarantena domiciliare volontaria aggiornati alle 19 del 19 marzo. L’elenco, redatto dalla polizia municipale dell’Ente, è rimbalzato tramite whatsapp, fino a raggiungere migliaia di cittadini in poche ore. Tutti hanno potuto leggere nomi, date di nascita, indirizzi e numeri di cellulare dei 65 residenti che, per varie ragioni, hanno deciso di porsi in quarantena volontaria. Immediata, però, è scattata la caccia alle streghe. Il documento è diventato virale, raggiungendo anche cittadini dei comuni limitrofi.

Qualcuno leggendo sul frontespizio l’intestazione del Comune di Nocera Superiore ha pensato, in un primo momento, ad una comunicazione ufficiale da parte dell’Ente: inoltrare i file pareva cosa buona. La notizia della fuga di notizie è arrivata in poco tempo anche al sindaco Giovanni Maria Cuofano, che ha duramente stigmatizzato l’accaduto, avviando subito un’indagine interna e dando mandato per una denuncia contro ignoti.

«Ho appreso che ignoti hanno diffuso via whatsapp documenti e dati sensibili, in possesso di alcuni Uffici, riguardanti i cittadini attualmente in isolamento fiduciario in linea con quanto disposto dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri, quale misura di contenimento del Covid-19 - scrive Cuofano nella missiva - e il gesto, ascrivibile a reato penalmente e civilmente perseguibile, è una palese violazione della privacy, rispetto alla quale chiedo all’Ufficio legale di avviare una denuncia contro ignoti ed ogni azione utile a tutela dell’immagine istituzionale dell’Ente. Chiedo, altresì, al segretario generale di procedere ad un’accurata indagine interna al fine di risalire all’autore della impropria diffusione».

Luisa Trezza

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