L'EMERGENZA EPIDEMIA

Coronavirus, dal carcere: «Pronti a donare sangue per far vivere chi soffre»

I detenuti al nostro giornale: il contagio, paura che ci assilla la mente «Basterebbe un solo caso positivo e sarebbe una catastrofe»

Gentile direttore del quotidiano “la Città di Salerno”, i detenuti alta sicurezza della Casa circondariale di Fuorni (Silenziosi in attesa della morte), le chiedono di pubblicare questa missiva rispettosi delle norme vigenti.

L’incalzare di questo sconosciuto nemico invisibile, la nostra amata nazione è sotto attacco. Purtroppo ogni giorno tristemente si contano migliaia di morti di nostri cittadini. Pertanto noi tutti vogliamo renderci utili alla causa della nostra nazione offrendoci volontariamente alla donazione del sangue, adottando tutte le procedure di sicurezza. Chiederemo alla nostra direttrice, persona di alta professionalità e moralità, come e quanto prima possiamo fare donazioni. Non siamo eroi, lo si fa per amore della nostra gente e per affetto del nostro tricolore.

Non possiamo assistere impotenti alle lacrime che vengono versate: daremo anche l’ultima goccia pur di far ritornare il sorriso tra la gente. Guardando la tv, fuori, al di là dell’uscio di casa, è un orrore. Direttore, le assicuro che anche negli istituti penitenziari il clima è teso, la paura del contagio ci assilla la mente. Se questo mostro invisibile penetra nelle vene delle carceri, impotenti assisteremo ad una catastrofe: basterebbe un solo contagio e per noi sarà la fine.

Qui ci sono padri, figli e genitori, vorremmo che il Governo facesse i suoi doveri legislativi scrupolosamente, perché ora non è tempo di recriminazioni, ma di sacrosante riflessioni. Occorre intervenire subito sui tanti problemi irrisolti del pianeta carcerario. Primo punto essenziale: mettere in sicurezza chi sfortunatamente ha delle patologie croniche. Il decreto “Cura Italia” deve essere corsia preferenziale portandoli fuori da questi luoghi.

Poi bisogna fare interventi scrupolosi e determinati, la popolazione carceraria supera di tanto i limiti di capienza: ci vogliono provvedimenti urgenti e strumenti affidabili. La legge 199 del 2010 non porta nessun effetto risolutivo, è solo una mera presa in giro, come lo è il braccialetto elettronico. Ci vogliono mesi: sono pochi e introvabili. Chiediamo ai vertici governativi di non prendersi gioco di noi in momenti così particolari in cui versa l’intera nazione. La cosa giusta che si può fare è un provvedimento d’indulto esteso a tutti, così la gestione delle carceri sarà migliore e più gestibile.

Poi un pensiero è per la polizia penitenziaria, donne e uomini: la stragrande maggioranza svolge la sua indispensabile funzione con rispetto, ma per gli agenti è un compito assolto spesso in condizioni impossibili per carenza di personale. I politici non hanno idee chiare dei tanti problemi irrisolti: non serve solo parlare, ci vogliono fatti concreti. In questi luoghi non è il rumore a far paura, ma è il silenzio che incombe tra queste mura. Noi tutti ringraziamo la dottoressa direttrice Rita Romano, che con elevata professionalità ci fa sentire la sua vicinanza e in questo particolare momento, con sforzi enormi, si prodiga per le tante nostre esigenze facendo sì che il clima sia soave e sereno. Gentile direttore, la ringraziamo e salutiamo lei e tutta la redazione de’ “la Città”. A tutti buona salute e il nostro sincero pensiero.

Luigi Coppola