L'EMERGENZA EPIDEMIA

Coronavirus, a Scafati la terapia eparina: «Sempre meno intubati»

Istituiti livelli di assistenza graduale: il farmaco somministrato fin dal ricovero

SALERNO -  L’uso di eparina in dosi non da profilassi ma terapeutiche sta già dando buoni risultati in diversi ospedali, tra questi anche quello di Scafati, centro covid- 19, area nord della provincia di Salerno. Sono ancora pochi i casi esaminati e quindi difficile arrivare a conclusioni scientifiche, ma gli effetti positivi della somministrazione di questo anti- coagulante fin dalle prime fasi della malattia cominciano ad evidenziarsi, fino ad evitare che i pazienti possano finire intubati e quindi a rischiare di perdere la vita. «All’ospedale di Scafati - ricorda il direttore sanitario del Dea Maurizio D’Ambrosio - è stato organizzato un sistema complessivo a più livelli di assistenza, graduato dunque a secondo della gravità del caso; ed ognuno dei referenti dei diversi livelli lotta per evitare che il paziente debba transitare a quello successivo. Da quando si entra al pronto soccorso di Scafati, destinato esclusivamente ai pazienti Covid o sospetti tali, si viene presi in carico da questo particolare sistema di asisstenza». Il primo step è quello di malattie infettive, il reparto trasferito dall’ospedale di Nocera a quello di Scafati.

«Il paziente qui viene assistito e cerchiamo di non farlo arrivare al livello successivo, quello della ventilazione assistita - afferma Mariano Corrado, primario di Malattie infettive -Abbiamo somministrato già da diversi giorni l’eparina non in dosi da profilassi (quelle utilizzate e prescritte per evitare i trombi alle persone allettate, ndr ) ma in dosi terapeutiche come se avessero un embolo polmonare. Infatti, è stato notato che in molti pazienti quello che costituisce grave difficoltà respiratoria e spesso concausa importante nel decesso è la Cid, la coagulazione intravascolare disseminata. Finora abbiamo avuto buoni riscontri con questa somministrazione in abbinato con il protocollo del Pascale-Cotugno, del professor Ascierto». Nel caso in cui il paziente non abbia la possibilità di respirare viene trasferito nel reparto di assistenza subintensiva, di cui è primario lo pneumologo Immacolata Mauro. Per l’equipe di questo reparto, parole di apprezzamento sono state rivolte da numerosi colleghi campani, proprio perché riesce ad evitare il passaggio del paziente alla ulteriore fase, quella della ventilazione forzata, ossia l’intubazione, dove tutto si complica e di parecchio.

«Sottoponiamo i pazienti a una ventilazione a seconda della loro necessità -sottolinea il primario pneumologo - e continuiamo a somministrargli l’eparina a basso peso molecolare in dosi terapeutiche. Lo facciamo da giorni avendo saputo anche i risultati delle autopsie eseguite in ospedali del Nord dove emergeva la presenza nei pazienti deceduti di Covid di una Cid. Ma questo da solo non basta. Sottoponiamo a ventilazione gli ammalati tenendoli a pancia sotto, con due o tre cicli al giorno, di almeno 90 minuti, una tecnica che si usa in rianimazione e che noi stiamo utilizzando già in subintesiva e con paziente sveglio. Non tutti sono collaborativi ma molti accettano grazie al grande lavoro psicologico della caposala e degli infermieri, riusciamo a fornire loro quel sostegno che favorisce molto la cura». I buoni risultati del sistema Scafati sono frutto di collaborazione tra i vari reparti, lo scambio continuo delle esperienze tra i medici, ma anche su un’importante assistenza psicologica e di vicinanza verso gli ammalati.

«Tutto il nostro personale è molto vicino psicologicamente al paziente - ribadisce lo pneumologo Immacolata Mauro - La condizione di questo tipo di ammalato è di un disagio notevolissimo, si sentono come coloro che diffondono la malattia. Il nostro personale è capace, tra le mille difficoltà del caso, a far sentire loro un calore umano che è prezioso anche nella battaglia contro il nuovo coronavirus. Una vicinanza che noi assicuriamo, inoltre, a coloro che sono stati dimessi e che continuano a chiamarci per avere informazioni e consigli». Dalla subintensiva sono state dimesse negli ultimi giorni una paziente ottantenne e un’altra novantenne, e questo è un risultato importante per chi dal 21 marzo è impegnato tutti i giorni al “Mauro Scarlato” con una presenza che va oltre gli obblighi. L’eparina a basso peso molecolare può essere un’alleata preziosa, la speranza è che i risultati finora ottenuti siano confermati.

Salvatore De Napoli

CORONAVIRUS: TUTTE LE NOTIZIE E GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI