Coop edilizie: l’iter è tutto da rifare 

Una settimana fa il sopralluogo dei tecnici. Pressing dei residenti sul Comune per accelerare le procedure

Sciatteria, lungaggini burocratiche, faldoni andati perduti. E attese interminabili, tra rimpalli di responsabilità e pratiche incomplete. Oggi, a un anno di distanza dalle denunce, la sdemanializzazione di un tratto del torrente Mercatello a cui è strettamente legato il destino di circa 40 famiglie, assegnatarie di alloggi di edilizia economica e popolare, è ancora in alto mare. E le pratiche, pure presentate tardivamente, sono tutte da rifare. Parola dei funzionari del Demanio che una settimana fa hanno effettuato un sopralluogo in via Pietro De Ciccio, al Quartiere Europa: in soldoni, l’incartamento prodotto dal Comune sarebbe del tutto incompleto e potrebbe portare a chiudere l’iter per sdemanializzare le sole aree pubbliche e non quelle private. Dunque, dopo oltre trentacinque anni, gli assegnatari degli appartamenti di sei cooperative facenti capo all’allora ente concessionario Con C.ab srl, sono proprietari a metà, in quanto i loro diritti di superficie non possono essere commutati in diritti di proprietà. La prima a sollevare il caso, oltre un anno fa, e a sottoscrivere una diffida nei confronti del Comune, è stata la signora Anna Maria Galano, che da tempo tenta di vendere casa, ma ha già visto sfumare due trattative. «Siamo di fronte a un rischio concreto per i cittadini, ma anche a un possibile proliferare di illeciti, perché purtroppo il Comune non fa adeguati controlli sulla vendita delle case popolari», ha sottolineato l’avvocato Rosa Egidio Masullo.
Nello specifico, diversi appartamenti sottoposti a questo vincolo, sono stati invece venduti a libero mercato. Gli acquirenti potrebbero dunque chiedere la nullità dell’atto di vendita e la riduzione del prezzo, avendo sborsato cifre di molto superiori a quelle vincolate dai parametri comunali. Forzature, queste commesse negli anni scorsi, figlie di connivenze o di baratti di prezzi, con compravendite in cui una parte del pattuito è stata versata regolarmente, l’altra potrebbe invece essere stata ceduta a nero o legittimata in qualità del riconoscimento di migliorie interne inesistenti. «Quello che mi preme denunciare è una gravissima disparità di trattamento rispetto a chi si è visto riconoscere un diritto. Per questo chiedo che il Comune intervenga così come ha già fatto in altre aree cittadine – ha denunciato Galano – In tutti questi anni abbiamo registrato grande disinteresse. Ora, dopo le mie sollecitazioni, c’è stato finalmente il sopralluogo dei funzionari del Demanio, secondo i quali occorre fare un accatastamento». Perchè gli stessi residenti se ne sono accorti solo ora? «Nell’atto di assegnazione degli alloggi, che porta la data del 27 settembre 2007, la cooperativa non fa riferimento ai problemi legati dalla sdemanializzazione, tant’è che nelle visure catastali il Demanio non risulta neppure più presente» stigmatizza l’avvocato Masullo.
Solo successivamente, ci si è resi conto che il Comune non aveva mai completato l’iter, «motivo per cui – incalza Galano – valuterò se ci sono gli estremi per un’azione penale, dal momento che sono lesa nei miei diritti». L’ostacolo concreto, sembra di capire, è quello degli oneri per la sdemanializzazione, dal momento che gli uffici napoletani potrebbero presentare un salatissimo conto per gli ultimi trentacinque anni di “fitto”, basandosi dunque sull’attuale valore del costruito e non su quello che avevano all’epoca gli immobili, con l’eventuale applicazione degli interessi. «Parliamo di un piano Peep, dunque era l’amministrazione comunale a dover controllare che le procedure si chiudessero, e invece siamo ancora fermi al palo», continua Galano. Il caso, che riguarda più strettamente le cooperative La Proletaria e La ruota alata, rischia di scoppiare: «Il primo a parlarne, almeno otto anni fa, fu mio marito Claudio, che all’epoca era consigliere comunale – ricorda Pina Milite – Poi fecero cadere la questione nel vuoto e non se ne è saputo più nulla. Ma chi ha esigenza di vendere, o teme di lasciare un grattacapo ai figli, vuole risolvere».
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