Convento S. Antonio, 4 rinvii a giudizio 

Capaccio: gli ex consiglieri comunali Voza, Nese e Farro e il direttore di un sito web accusati di aver diffamato i frati minori

CAPACCIO PAESTUM. Rinvio a giudizio per diffamazione per gli ex consiglieri Eustachio Voza, Mimmo Nese e Luciano Farro, e per Alfonso Stile, quale direttore della StileTv Network. Lo ha deciso il gup, Ubaldo Perrotta. L’udienza si è tenuta ieri al tribunale di Salerno. Il processo inizierà a febbraio 2018. La vicenda giudiziaria fa riferimento alla vertenza tra il Comune e la Provincia religiosa Salernitano – Lucana dell’Immacolata Concezione.
Oggetto del contenzioso: il convento di S. Antonio di proprietà dei Frati minori dove era allestito, poi sfrattato, il museo “Grand tour di Paestum” gestito dalla Fondazione “Vico”. Il Comune aveva avviato l’iter per riottenere la proprietà dell’immobile approvando, nel consiglio del 30 luglio 2015 un progetto di riqualificazione per il museo e le relative pertinenze. L’ente avrebbe voluto procedere con l’esproprio per pubblica utilità. Proprio durante questa assise, secondo l’accusa, sono state fatte affermazioni diffamatorie dai consiglieri Mimmo Nese, Eustachio Voza e Luciano Farro nei confronti dell’Istituto religioso. Da qui la denuncia per diffamazione nei loro confronti e del direttore Stile che, sul sito, ha riportate le affermazioni diffamanti. A seguire la vicenda l’avvocato Antonio Picarella.
Il Comune ha poi rinunciato ai locali del convento di S. Antonio, che hanno ospitato il museo “Grand Tour” sfrattato dai frati minori, annullando di fatto la delibera consiliare del 30 luglio del 2015. I locali dopo lo sfratto, avvenuto nel 2015, sono rientrati nella piena disponibilità della Provincia religiosa Salernitano – Lucana dell’Immacolata Concezione. Una delle contestazioni mosse all’Istituto religioso dal Comune ha riguardato la titolarità del bene e il fatto che l’ex convento di San Antonio non adempie più alla sua funzione originaria, che portò nel 1935 l’ente a cedere gratuitamente ai Frati minori l’immobile, la chiesa e l’annesso giardino. Trasformato in una struttura ricettiva extralberghiera denominata “ Casa religiosa di ospitalità Sant’Antonio” con 18 camere e 24 posti letto"", citava una delibera di giunta. Di fatto, la controversia giudiziaria ha dato ragione ai frati che hanno la piena disponibilità del bene. Nel 2009 i frati hanno ottenuto il cambio di destinazione d’uso dell’immobile e il permesso a costruire, per lo svolgimento di attività extralberghiera, autorizzata nel 2010. (re. cro.)