Contrabbandieri, sconti in Appello

Scende a due anni e 8 mesi la condanna per Di Domenico, ritenuto il capo

Sconti in Appello agli “scaricatori” del porto. I giudici, nel secondo grado di giudizio, hanno concesso le attenuanti generiche ai tre ricorrenti: Massimo Di Domenico, ritenuto il capo, condannato a 2 anni e 8 mesi, Francesco De Felice, di Torre Annunziata, un anno e 8 mesi, e Gianfranco Avallone, un anno e 6 mesi. Ieri la lettura della sentenza. La corte si è riservata i canonici tre mesi per le motivazioni.

Lo scandalo del contrabbando delle sigarette allo scalo di Salerno scoppiò due anni fa, a febbraio. Due anni prima, nel 2012, i finanzieri del Gico avviarono articolate indagini su un gruppo delinquenziale che gravitava nell’orbita del porto commerciale di Salerno. Grazie alla complicità di alcuni operatori impiegati sulle banchine, era stata avviata una lucrosa attività di contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Sul mercato parallelo, di Salerno e dell’area a sud di Napoli, arrivavano carichi di “bionde” che attraccavano allo scalo cittadino nascoste all’interno di navi commerciali straniere porta containers.

All’identificazione dei dipendenti infedeli e degli organizzatori del sodalizio dedito all’importazione di sigarette, i finanzieri sono giunti grazie ad un servizio di intelligence, attraverso lo strumento delle intercettazioni telefoniche. Le fiamme gialle hanno monitorato gli arrivi allo scalo commerciale di quel periodo, ottenendo riscontri agli indizi captati dai telefoni degli indagati. In prima istanza, infatti, in quattordici finirono sotto inchiesta. Di questi, tre sono stati condannati in primo grado (di Domenico, De Felice e Avallone, difesi dagli avvocati Lucio Basco e Luciano Pepe) e sono ricorsi in Appello.

Le indagini dei militari del Gico della finanza, coordinati dalla Distrettuale Antimafia di Salerno, smantellarono un sofisticato sistema di elusione dei controlli nel porto. Questa falla tornava utile anche ai gruppi delinquenziali dell’area Oplontina, che avevano trovato un canale per approvvigionarsi della preziosa materia prima, molto ricercata al mercato nero. Il tabacco, celato all’interno dei container, veniva trasferito al di fuori degli spazi doganali per poi esser smerciato e venduto. Per il trasporto all’esterno veniva impiegato anche personale delle imprese di pulizia. Era davvero un sistema collaudato per eludere i controlli alla dogana, ma non per ingannare l’orecchio attento degli investigatori.

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