Conti, bilanci e personale L’inchiesta si allarga

Sentiti dai carabinieri il manager Viggiani e il direttore sanitario Gerbasio Domani la commissione interna ascolterà Luciano Brigante e Renato Saponiero

Puntano a bilanci e conti correnti. Non solo a quelli dei medici indagati per un presunto giro di mazzette intascate per velocizzare i tempi degli interventi. Ma anche a quelli dell’Azienda ospedaliera, con l’obiettivo di incrociare i dati relativi alle attività intra moenia con il numero delle operazioni certificate. L’inchiesta del pm Carmine Olivieri si allarga. Ieri i carabinieri del nucleo investigativo hanno sentito i due vertici del “Ruggi”: il direttore generale Vincenzo Viggiani ed il direttore sanitario Angelo Gerbasio. All’ordine del giorno, il caso della Neurochirugia e i rapporti tra l’ospedale salernitano e la clinica “San Rossore” di Pisa. Ma anche la gestione delle liste d’attesa in tutti i reparti dove si opera. Perchè il sospetto è che un eventuale giro di mazzette si sia verificato pure in altre divisioni, coinvolgendo figure professionali intermedie. L’altro fronte sul quale si sta facendo chiarezza è proprio questo: verificare - sulla scorta delle segnalazioni ricevute e dei dieci casi di pazienti che avrebbero confermato di aver versato profumate tangenti per entrare in sala operatoria - chi era addetto alla richiesta di denaro, chi materialmente lo intascava e con chi eventualmente lo divideva. Ecco perchè, dopo aver sequestrato due pc e uno smartphone al primario del reparto Luciano Brigante, i fari saranno ora puntati sul lato finanziario. Gli indagati restano quattro (con Brigante c’è il luminare giapponese Takanori Fukushima, Gaetano Liberti della clinica “San Rossore” e il direttore del dipartimento di Neuroscienze Renato Saponiero, a cui si contesta l’omesso controllo su quanto avveniva in corsia) ma il numero sembra essere destinato a crescere nel momento in cui si evidenzierà chi poteva avere accesso alle liste. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, venivano artatamente gonfiate (inserendo nomi di pazienti già operati e in un caso addirittura di una persona deceduta) per giustificare lunghe attese e spronare i malati - principalmente affetti da neoplasie - a mettere mano al portafogli per ridurre i tempi. Tesi contestata dall’avvocato Silverio Sica, difensore di Brigante che, risonanze magnetiche alla mano, invita a valutare una casistica (400 interventi in due anni) fatta più di emergenza che di elezione, ribatte in attesa che il primario venga ascoltato dal pubblico ministero. Nel frattempo Brigante continua a lavorare in un reparto dove la tensione è alle stelle, «per il bene dei suoi pazienti» osserva l’avvocato, nonostante «avesse preferito prendere una pausa perchè è molto provato». La giustizia penale non sarà l’unico ostacolo da affrontare. Domani, insieme al collega Saponiero, dovrà essere ascoltato dai componenti di una commissione che il manager ha istituito per valutare l’accaduto, nell’ambito di una indagine interna estesa a tutte le sale operatorie del “Ruggi”. La commissione - composta dal direttore sanitario Gerbasio, dal professore Antonello Crisci, docente di Medicina legale, dal dottore Ennio Clemente, capo dipartimento della donna e dell’età evolutiva e da Pierluigi Pappalardo, responsabile dell’anticorruzione - si è insediata ieri mattina. I lavori sono durati più di due ore e la discussione si è concentrata sull’opportunità o meno di ascoltare i diretti interessati. Alla fine si è optato per il sì. E domani i due camici bianchi dovranno raccontare la propria verità ai colleghi chiamati ad assumere eventuali provvedimenti disciplinari. Intanto sul caso del “Ruggi” è intervenuta Emilia Amato: la candidata alle regionali con Scelta Civica evidenzia «quanto grave sia la situazione e fin dove arriva la disperazione delle persone, che pur di accedere ad un servizio che dovrebbe essere un diritto, si vedono costretti a pagare illecitamente».

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