Confiscato il “tesoro” del clan Marotta

“No” dei giudizi alla restituzione di beni per 15 milioni di euro sequestrati dalla Finanza. I legali preparano un ricorso

AGROPOLI. Confiscato il “tesoro” del clan Marotta. È stata depositata ieri dai giudici del Tribunale – sezione Misure di prevenzione – la decisione sul ricorso presentato dai titolari dei numerosi beni finiti sotto sequestro. Se dovesse essere confermata anche negli altri gradi di giudizio, tutti i beni appartenenti direttamente e indirettamente ai Marotta passeranno definitivamente nelle mani dello Stato. Alcuni legali degli indagati – Sirignano, Oricchio e Della Monica – hanno già annunciato che ricorreranno in appello, entro i prossimi dieci giorni, avverso la sentenza emessa dal Tribunale. Archiviato, invece, il reato di associazione mafiosa, il cui decreto del tribunale di Vallo della Lucania era già stato acquisito nella precedente udienza.

La sentenza fa seguito al procedimento avviato con il sequestro preventivo dei beni del clan Marotta nell’ambito dell’operazione “Golden Hand”, eseguita nel novembre del 2012, dagli uomini del Gico del Nucleo di polizia tributaria di Salerno, diretto dal tenente colonnello Antonio Mancazzo. L’inchiesta chiusa un anno fa portò al sequestro di beni mobili e immobili pari a un valore di oltre 15 milioni di euro. Secondo quanto sostenuto dall’accusa, si tratterebbe di beni acquistati con proventi illeciti, poi intestati in maniera fittizia a terze persone, le cosiddette “teste di legno”. Un vero e proprio “tesoro” che fu quindi precauzionalmente sequestrato proprio cn l’intento di arrivare alla confisca.

In base a quanto emerso dalle indagini eseguite dai militari della Guardia di finanza, il sodalizio criminale agropolese avrebbe al vertice Vito Marotta e sua moglie Angelina Bevilacqua. Ma sono ben 31 le persone coinvolte e indagate. I finanzieri, dopo una iniziale e autonoma attività info-investigativa, avviarono dei controlli mirati volti ad acquisire notizie utili sul conto dell’organizzazione criminale operante non soltanto nell’area cilentana ma anche in altre zone del sud, centro e nord Italia. Un sodalizio criminoso strutturato su base familiare e dedito a numerose attività illegali con conseguente accumulo di ingenti patrimoni e l’acquisizione sul territorio di una forza economica che ha consentito, ai componenti del clan, di assumere il controllo di svariate attività nel settore del commercio di autoveicoli, nella gestione di bar, locali e centri commerciali. Un nucleo familiare originariamente composto dal capostipite, Vito Marotta, da sua moglie ma che poi si è esteso a figli, generi, nuore, nipoti per un totale di 31 persone, tutte finite nel mirino della magistratura.

Angela Sabetta

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