«Confiscate la discarica. Anzi no» 

Così gli errori della giustizia hanno impedito i sigilli in una cava di Pellezzano

Più volte quella sentenza priva di motivazione stilata a Salerno è giunta al vaglio della Cassazione. E più volte i giudici della Suprema Corte hanno bacchettato le decisioni della giustizia salernitana, fino a dichiarare la nullità della pronuncia e il decorso della prescrizione. Nell’iter che ha portato al proscioglimento della Meca srl (accusata di aver realizzato in una cava di Coperchia 8mila metri quadri di discarica abusiva) gli intoppi sono stati infatti più di uno. Tali da far oscillare gli eventi da un provvedimento di confisca fino al definitivo colpo di spugna. È proprio quando gli uomini della Forestale si presentano all’ingresso della cava per eseguire la confisca che gli amministratori della società scoprono di essere stati condannati con una pronuncia d diventata definitiva. È il 2015, il dispositivo della Corte d’appello risaliva al maggio 2010 ma per anni era rimasto nel limbo in attesa che il giudice incaricato ne stilasse le motivazioni e depositasse la sentenza. Non era l’unico caso, perché per circa tre anni quel compito non era stato evaso, al punto che nel 2011 il presidente di sezione, Claudio Tringali, aveva dovuto prendere atto della paralisi disponendo che le sentenze fossero depositate comunque, anche senza motivazione. Il provvedimento, con la lista dei processi coinvolti, fu comunicato ai legali, che a quel punto iniziarono ad attendere la notifica dei depositi per ricorrere in Cassazione e chiedere l’annulamento delle sentenze per carenza di motivazione. Questa notifica, però, non è mai arrivata, e solo con l’arrivo della Forestale gli imputati di Pellezzano scoprono che nell’aprile del 2013 era stata apposta sulla loro condanna la nota del passaggio in giudicato per mancanza di impugnazione. A quel punto si rivolgono all’avvocato Angelo Di Perna, che come primo atto avvia un incidente di esecuzione per bloccare la confisca e chiede la riapertura dei termini per il ricorso. I giudici salernitani rifiutano entrambi, costringendo la Cassazione a intervenire. La rimessione in termini è stata disposta nel marzo 2016, mentre per l’incidente di esecuzione l’udienza era fissata al prossimo ottobre ma non si terrà, perché nel frattempo la sentenza su cui si fondava è stata annullata dalla Cassazione. Senza rinvio, poiché dopo dieci anni dalla sentenza di primo grado il reato, se c’è stato, è andato prescritto.
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