Confermati i 23 anni di pena a Petrillo 

Delitto Di Gloria: in Appello la condanna era stata ridotta a sei, poi l’annullamento della Cassazione e la nuova sentenza

POLLA. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 23 anni di reclusione per Giuseppe Petrillo, unico imputato nel processo per l’omicidio di Nicola Di Gloria. La Corte Suprema nella serata di venerdì ha reso nota la sentenza che scrive la parola sulla morte del pensionato di Polla. I giudici hanno accolto la richiesta del procuratore generale che ha chiesto la conferma della sentenza della Corte di Assise e di Appello di Salerno. Ieri Petrillo, che era in libertà è stato condotto dai carabinieri della stazione di Polla nel carcere di Potenza dove dovrà scontare la pena.
Nicola Di Gloria, pensionato sessantunenne, anche lui di Polla, è stato ucciso nella notte tra il 7 e l’8 maggio del 2010 sulle montagne del comune valdianese. Giuseppe Petrillo era stato condannato in primo grado a 23 anni di carcere e poi in appello a 6 anni. La notevole riduzione della pena era arrivata in secondo grado perché i giudici avevano riconosciuto in Petrillo un vizio parziale di mente, inoltre sempre secondo la Corte l’imputato non avrebbe commesso un omicidio volontario bensì il reato di lesioni volontarie. Nel processo di Appello Petrillo oltre alla riduzione della pena aveva anche ottenuto la remissione in libertà.
Nel mese di aprile del 2016 la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio ad altra sezione della Corte di Assise di Appello di Salerno la sentenza di secondo grado e lo scorso anno, al termine di una camera di consiglio durata circa tre ore era arrivata la sentenza dell’Appello bis con la condanna a 23 anni di carcere. Petrillo attualmente si trova in libertà e nelle prossime ore verrà data esecuzione alla sentenza e per lui si apriranno le porte del carcere. La pena potrebbe essere scontata dal ventitreenne di Polla nel carcere di Fuorni o in quello di Potenza.
L’arresto di Petrillo era arrivato a distanza di circa un anno dall’omicidio grazie alle indagini condotte e coordinate dalla Procura della Repubblica di Sala Consilina e dalla compagnia carabinieri di Sala Consilina allora comandata dal capitano Domenico Mastrogiacomo. Le indagini sono state, fin dall’inizio, particolarmente difficili sia per la mancanza di testimoni, sia per il ridottissimo numero di persone in grado di fornire elementi utili in ordine alla vita della vittima, particolarmente riservata. Sulla base quindi dei pochi indizi disponibili, i carabinieri avevano battuto ogni pista, non trascurando nessun elemento ed approfondendo ogni particolare disponibile. Le indagini avevano permesso di individuare Petrillo grazie ad una serie di controlli incrociati sui tabulati telefonici, intercettazioni ambientali e pedinamenti.
Erminio Cioffi
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