Condono edilizio: pratiche inevase e tasse non versate

La bomba Tari che potrebbe scoppiare ad aprile, è strettamente collegata anche ad un’altra emergenza, quella del condono edilizio. Considerato che sono circa diecimila i faldoni che devono ancora...

La bomba Tari che potrebbe scoppiare ad aprile, è strettamente collegata anche ad un’altra emergenza, quella del condono edilizio. Considerato che sono circa diecimila i faldoni che devono ancora essere esaminati dagli uffici di Palazzo di Città, è evidente che altrettanti immobili, su cui pesano incertezze relative a metrature ed accatastamenti, restano fuori dai conteggi: «Purtroppo c’è un pacchetto ventennale di evasione – spiega il sindacalista della Uil Gerardo Bracciante (foto) – Non siamo ancora riusciti a monitorare tutta la città e all’appello mancano molte aree delle frazioni alte, spesso le stesse che sono ancora in attesa da anni di una risposta di condono edilizio». Nella maggior parte dei casi, infatti, non parliamo di documentazione recente, ma di fascicoli che hanno anche trent’anni di vita, essendo passate, tra l’altro, tre tornate normative che hanno disciplinato il settore: la legge 47 del 1985, la 724 del 1994 e la 326 del 2002. La pila cartacea è immane ed è drammaticamente destinata ad aumentare: in ufficio, infatti, ci sono solo due geometri e un dipendente, che dovrebbero occuparsene svolgendo in contemporanea anche altre mansioni. I primi a farne le spese, e a pagare sulla propria pelle lo scotto di un disservizio che non nasce dal lassismo, ma dall’assoluta carenza del personale, sono ovviamente i cittadini.