dramma lavoro

«Con soli 350 euro di stipendio non posso far mangiare i figli»

Le testimonianze degli addetti alle pulizie nell’Università di Salerno dopo il cambio dei contratti

SALERNO. «Ho perso 600 euro dallo stipendio. Sono diventato povero, come tantissimi altri miei colleghi e colleghe. L’Italia oggi ha oltre 100 nuovi poveri, sono i lavoratori addetti alle pulizie dell’Università degli studi di Salerno». Questa è solo una delle tante drammatiche testimonianze raccolte ieri tra gli oltre 150 lavoratori dell’ateneo salernitano, una rappresentanza dei quali si è riunita in segno di protesta sotto il palazzo del Prefetto, il quale ha poi parlato con alcuni di essi anche alla presenza di una rappresentanza legale dell’azienda e della Fondazione universitaria.

Una situazione che si protrae ormai da mesi, raccontata da giornali e telegiornali locali, e persino dalla Rai e da canali di informazione nazionali. Ma chi è rimasto più in sordina in tutto il gran frastuono tra Fondazione, Rettorato e sindacati, sono loro, i lavoratori. Sui loro volti c’è tutta la disperazione di chi non sa più cosa fare, né come farlo, una parte di loro non riesce nemmeno più a garantire un pasto a tavola per se e la propria famiglia.

«Siamo qui per far valere i nostri diritti, tutti quelli che ci sono stati tolti dal primo luglio 2016; il contratto di lavoro ci è stato completamente cambiato e lo stipendio più che dimezzato, guadagnavo 800 euro scarsi, ora a casa ne porto 350 al mese», racconta una signora facendoci vedere la sua busta paga. Sono tante a sventolare, sono bandiere che sventolano sotto il vento della sconfitta, quella di istituzioni e organi incapaci di assicurare ad operai, lavoratori, ma prima di tutto cittadini, una vita dignitosa. È anche questa l’università di Salerno, quella delle medaglie, dei primi posti in classifica, tra i migliori 100 del mondo, che riceve più finanziamenti meritati. «Nell’università tanto decantata come fiore all’occhiello dal rettore su tutti i giornali e televisioni, l’igiene e la pulizia sono considerate evidentemente l’ultima ruota del carro, così i lavoratori che dovrebbero occuparsene. Io lavoro nel campus di medicina, vantata come la tra le facoltà più in evoluzione e tra i punti di forza dell’Unisa, ma questa settimana ci sono state le lauree, e noi abbiamo dovuto pulire sempre nelle nostre uniche 3 ore di lavoro al giorno tutto il campus più tutta la sporcizia lasciata durante i festeggiamenti», racconta una operatrice del campus di Baronissi. «Siamo considerati noi la spazzatura, perché con quello che ci pagano sopravviviamo, non viviamo», racconta commossa un’altra addetta.

Sono queste oggi le condizioni di oltre 150 lavoratori, cittadini, esseri umani ridotti in povertà assoluta, mentre Università, Fondazione e azienda sembrano continuare a fare il gioco dello scaricabarile, avanzando proposte di concessioni da briciole a chi ha casa, famiglia e figli da far vivere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA