«Con la pistola dallo strozzino minacciando di uccidermi»

Giuseppe Lamberti, 60 anni, è stato per anni un giocatore d’azzardo incallito. Ex infermiere professionale, ha visto evaporare negli anni migliaia di euro: 500mila versati alle finanziarie, 200mila...

Giuseppe Lamberti, 60 anni, è stato per anni un giocatore d’azzardo incallito. Ex infermiere professionale, ha visto evaporare negli anni migliaia di euro: 500mila versati alle finanziarie, 200mila alle banche ed altrettanti, con i relativi interessi, nelle tasche di usurai insospettabili. «Un giorno andai da uno di questi con pochi soldi in una mano e nell’altra una rivoltella. Gli dissi: “o ti accontenti o mi sparo, perchè non ho altre soluzioni”. Mi gonfiarono di botte e mi distrussero la macchina. Fu allora che mia moglie Clelia capì quello che per anni avevo nascosto a lei e alle nostre figlie». Nel 2002 si rivolge al gruppo Logos. Inizia un percorso durissimo, «perchè la mia era una dipendenza di vecchia data. Ho iniziato a giocare a carte da ragazzino. Poi sono passato alle bische clandestine», racconta. Tre anni dopo, anestetizzati dolore e rabbia, decide che da quella ferita deve nascere altro. E fonda l’associazione Famiglie in gioco, che oggi segue una cinquantina di casi. «Quando si è dentro la ludopatia, si è attraversati da un delirio di onnipotenza. A me è capitato di vincere in una serata 300 milioni e di perderne 350 la sera successiva. Questo ti porta a non volerti rendere conto di un problema che ti sta succhiando la vita». Uscirne non è facile, ma si può, «soprattutto se si ha il supporto delle famiglie. Purtroppo non sempre accade. Ed è allora che l’ansia di riscatto deve entrare in gioco. Perchè superare questo inferno è possibile, e ci sono tante testimonianze viventi che lo confermano». Una di queste è la signora Roberta (nome di fantasia), 70 anni. Sette anni fa, dopo la perdita del marito e il terremoto causato da altri problemi familiari, ha uno choc emotivo. «Non avevo più interesse nelle cose, nella vita. E ho iniziato, per caso, a comprare qualche grattino - racconta - Un giorno vinsi diecimila euro e questa cosa mi diede una spinta. Così, da quelli da dieci euro, sono passata ad acquistare interi pacchi da trecento euro. Era una droga. Uscivo di casa solo per andare a giocare. Passavo tutto il mio tempo così, in una sorta di trance. Mi hanno salvato i miei figli. Oggi sono quasi due anni che non gioco più. Ma le tentazioni ci sono. Per questo motivo sono sempre senza soldi. Ho il conto controllato e quando faccio la spesa non pago. Ci pensano dopo i miei familiari. E’ strano, perchè sono sempre stata economicamente indipendente. Ma è una strategia per tenersi al riparo».(b.c.)

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