«Con Caterino solo incontri istituzionali» 

L’ex vice sindaco Ragni respinge le accuse e ridimensiona l’appuntamento a Laura per la presunta tangente

CAPACCIO PAESTUM. Un’ora dal gip Renata Sessa per chiarire la propria posizione. L’architetto Rodolfo Sabelli, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti per i lavori al cimitero, ha portato atti del suo archivio a sostegno della bontà del suo operato in relazione al contratto di appalto. Il funzionario comunale, colpito da obbligo di dimora per il reato di abuso di ufficio si riserva di presentare, a conclusione delle indagini, una propria memoria. Di sicuro ci saranno molti documenti da esaminare per il difensore del funzionario comunale, l’avvocato Annamaria Polito. Lo stesso gip nell’ordinanza ha tenuto ben distinto il ruolo di Sabelli (abuso di ufficio) da quello di Ragni, presunte tangenti chieste all’imprenditore.
Chi ha rigettato le accuse è stato l’ex vicesindaco Nicola Ragni, attuale consigliere di minoranza. Al gip e al sostituto della Dda Vincenzo Senatore ha fatto intendere che non c’erano mai stati incontri con Giacomo Caterino, imprenditore collegato al clan dei “casalesi”, al di fuori dei contesti istituzionali. Caterino, però, agli inquirenti parla di una tangente di 2500 euro da versare ai politici locali per ogni cappella che avrebbe costruito nel camposanto.
Uno dei punti di forza dell’accusa è proprio l’incontro che sarebbe avvenuto sulla spiaggia della Laura di Paestum. Al Lido Mediterraneo di Leopoldo Marandino, ex consigliere comunale, Roberto Ciuccio, che era capogruppo di maggioranza a quell’epoca, nel 2014, incontra Caterino a “pattuisce” la tangente per ogni loculo e cappella. In quella circostanza– secondo le dichiarazioni di Caterino e di Vincenzo Noviello, ingegnere di San Cipriano d’Aversa e contitolare della Navab Costuzioni – Ciuccio parlò anche a nome del Ragni, che nega. L’avvocato Domenico Guazzo, che assiste Ragni, si è riservato di presentare istanza di revoca degli arresti domiciliari. Si erano stufati, intanto, i Caterino, che gestivano l’Ati che si era aggiudicata l’appalto da 5 milioni di euro. In un’altra intercettazione, Giacomo Caterino dice al padre di non elargire più soldi. E gli suggerisce di caricare in macchina tal Belmonte che «farà finta di essere un geometra con qualche soldo in tasca, dà il cento euro a chi lo deve dare, cosi se li portano a tutti quanti e finisce».
Caterino voleva, in pratica, farli arrestare. Sul piatto ricco anche altri personaggi con ruoli diversi. Come Gerardo Gaudiano, imprenditore di Pagani, che assume il ruolo di intermediario tra i politici e i casalesi ed è pronto ad aggiustare il tiro delle trattative. In un’intercettazione telefonica con Caterino afferma: «Voi potete usare e abusare di me come volete …, lo sapete». E aggiunge: «Basta che portiamo acqua al mulino».
Massimiliano Lanzotto
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