RIFIUTI

Compostaggio, Salerno Pulita sull’uscio

Eda e EcoAmbiente verso la gestione dei siti in zona industriale, Eboli e Laurino. Solo raccolta e trasporto per la partecipata

SALERNO - Cambio di guardia in zona industriale. A dieci anni dal taglio del nastro, l’impianto di compostaggio di Salerno dovrebbe passar di mano: il Comune e la sua partecipata, “Salerno Pulita”, saranno rispettivamente rimpiazzati dall’Eda, l’Ente d’ambito, nuova cabina di regia del ciclo integrato dei rifiuti in provincia, e dal suo braccio operativo, la “EcoAmbiente”, la società che gestisce l’ex Stir di Battipaglia. Salerno ma non solo: ancor prima, probabilmente fin dal mese d’aprile, l’organo che guida l’Ambito territoriale ottimale e la sua partecipata prenderanno controllo della piattaforma di trattamento della frazione umida di Eboli, nel cuore della Piana del Sele, ed hanno già approvato lo schema di protocollo d’intesa da stipulare col Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni per revamping e gestione del “Cesco”, centro sperimentale di compostaggio per il recupero dei reflui oleari di Laurino.

Il sito di Salerno. L’ultima parola spetta al civico consesso, ma qualche settimana fa, a Palazzo di Città, il sindaco Vincenzo Napoli ha già incontrato i vertici dell’Eda, presieduto dall’ex consigliere provinciale Giovanni Coscia e diretto da Bruno Di Nesta , già super-funzionario di Palazzo Sant’Agostino. Sul tavolo la verifica della praticabilità tecnico- amministrativa del passaggio di testimone: si può fare, hanno sentenziato le parti. Si deve fare, stando a quel che prevede il preliminare del Piano d’ambito dei rifiuti, in virtù del quale la gestione dell’impiantistica pubblica, da Scafati fino a Sapri, andrebbe ereditata in toto da Eda e da “EcoAmbiente”, la società che la Provincia ha ceduto all’Ente d’ambito al prezzo simbolico di 1 euro. La spa con le mani nel pattume, guidata da un consiglio d’amministrazione presieduto dall’ormai ex liquidatore Vincenzo Petrosino e costituito dai dem Andrea Lembo e Giusy Fiore , in passato rappresentanti dei parlamentini di Campagna e Pagani, ha già varcato la soglia dell’impianto di trasferenza della frazione umida di Sardone, a Giffoni Valle Piana, che diverrà una piattaforma per la selezione del multimateriale quando sorgerà l’Ecodistretto dei Picentini, e dello “scatolone” vuoto di Vallo Scalo, a Casal Velino, che avrà nuova vita dopo esser stato per anni il parcheggio dei tir abbandonati della “Yele”.

La raccolta a Salerno Pulita. Nei prossimi mesi, plausibilmente alla vigilia delle elezioni amministrative, Eda ed EcoAmbiente subentreranno a “Salerno Pulita” nella gestione dell’impianto di compostaggio cittadino - che dovrebbe continuare a servire solo il capoluogo - assicurando una razionalizzazione ed un governo centralizzato della piattaforma. E “Salerno Pulita”, la società partecipata del Comune guidata da Antonio Ferraro , da settimane bersaglio di reclami dai quartieri della city, tornerà ad occuparsi di ciò per cui era nata: l’igiene urbana. L’impianto, inaugurato nel 2013, costò 25 milioni di euro: è dimensionato per 40mila tonnellate annue, ma l’autorizzazione è ferma a quota 30mila. La produzione dei salernitani è di poco al di sotto delle 20mila. Nel 2016 il sito finì nel mirino dell’Anac.

L’impianto di Eboli. Un vero e proprio terremoto giudiziario, invece, ha sconquassato un altro impianto di compostaggio che ad aprile, col via libera del commissario prefettizio alla guida del Comune, Antonio De Iesu , dovrebbe passare nelle mani di Eda ed “EcoAmbiente”. Si tratta della piattaforma di Eboli, che a gennaio d’un anno fa fu sequestrato - con facoltà d’uso - dal Tribunale di Salerno. Di mezzo la “guerra dei miasmi”, i cattivi odori che affliggono l’olfatto dei vicini battipagliesi. Nel sito, che può trattare fino a 20mila tonnellate all’anno, inizia una nuova era. Nei cassetti dell’Eda ci sono già dei progetti: il primo intervento mira proprio all’abbattimento odorigeno.

Le mani sul “Cesco”. Ancor più celere la consegna del Centro sperimentale di compostaggio di proprietà del Parco nazionale a Laurino, tra il Cilento e la Valle del Calore, fermo da agosto 2016. Martedì scorso, il Consiglio d’Ambito ha approvato lo schema di protocollo d’intesa da stipulare con l’Ente Parco, presieduto dal consigliere regionale Tommaso Pellegrino . L’Ente Parco vuole implementare la capacità produttiva del suo Cesco - che potrà trattare 30mila tonnellate annue - e convertirlo ad una nuova tecnologia - da aerobica ad anaerobica - che consenta pure di produrre biogas: lo studio di fattibilità tecnica ed economica è stato approvato ad agosto 2020. L’Eda s’occuperà dell’adeguamento e della gestione d’un impianto che sarà utilizzato solo dai comuni del Parco: dell’interlocuzione tra i due enti ha già preso atto il vicepresidente della giunta regionale, l’assessore all’Ambiente Fulvio Bonavitacola , che il 23 febbraio scorso, con una nota, ha ribadito «l’esclusiva competenza dell’Eda in merito all’affidamento della gestione dell’impianto» ed ha rimarcato «l’impegno della Regione a perseguire l’individuazione delle risorse necessarie all’intervento di revamping ». Ci vogliono quasi 13 milioni di euro.

La discarica di servizio. Soldi ben spesi, ché resta “compostaggio” la parola chiave della nuova era dei rifiuti. Il preliminare di piano verte sui siti compost, nella speranza di riuscire a sensibilizzare gli agricoltori sull’utilizzo d’un fertilizzante che ad oggi non gode d’un buon mercato. Non prevede inceneritori, la bozza del Piano, ma una discarica di servizio da 200mila metri quadri (la localizzazione, nel Salernitano, è in corso di valutazione) per la frazione umida tritovagliata e stabilizzata - residui della lavorazione di particelle d’organico ricavate dal sacchetto nero dell’indifferenziato - che non potrà essere smaltita dalla copertura delle discariche di Macchia Soprana di Serre e Basso dell’Olmo di Campagna: si tratta di 39mila tonnellate annue. Per 15 anni.