Rifiuti

Compostaggio, il Comune di Salerno scarica Daneco

L’Amministrazione pronta a rescindere il contratto con la ditta che gestisce l’impianto finito nel mirino dell’Anticorruzione

SALERNO. Si prospetta un braccio di ferro tra la Daneco e il Comune di Salerno in merito ai problemi relativi all’impianto di compostaggio, finito nel mirino dell’Autorità nazionale anticorruzione.

A quanto emerge dalle parole del dirigente del settore Ambiente dell’ente, Luca Caselli, che ieri mattina è intervenuto ai lavori della commissione consiliare presieduta da Ermanno Guerra. Il dirigente avrebbe descritto una Daneco «in difficoltà» perché non riceverebbe la quantità di organico necessaria per considerare redditiva l’attività di smaltimento, tanto più che il compost prodotto non può essere immesso sul mercato perché necessita di un apposito confezionamento per cui viene venduto in maniera diretta, consegnandolo a coloro che si presentano al sito e lo richiedono. Dal canto suo, il Comune starebbe pensando seriamente a una rescissione del contratto. Il nuovo affidamento prevedeva, infatti, una serie di interventi sull’impianto del valore di tre milioni e mezzo di euro a carico del gestore che, però, non sono mai iniziati. Da qui, l’idea di rompere ogni rapporto con l’impresa perché inadempiente.

Naturalmente, la sensazione è che tutto questo stia succedendo a valle della relazione dell’Autorità nazionale anticorruzione che ha gettato pesanti ombre sulla struttura sita nella zona industriale della città. Nel documento, datato 6 settembre, si muovono delle precise osservazioni e critiche, a seguito di un’ispezione tenutasi nei mesi scorsi.

In primo luogo si evidenzia che «l’impianto di digestione dei rifiuti del Comune di Salerno non rispetta i parametri funzionali e le finalità di progetto in virtù della scarsa qualità del rifiuto, ovvero finanche della diversità del rifiuto che viene conferito all’impianto dall’impresa di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani per conto del Comune di Salerno (Salerno pulita spa)».

In pratica, per l’Anac il rifiuto smaltito è da considerarsi indifferenziato e non Forsu in quanto presenta un grado di impurità anche superiore al 35 per cento. Ne deriva, quindi, che «il Comune di Salerno sopporta elevati costi di gestione imputabili allo smaltimento dei cosiddetti sovvalli e percolati, ovvero dei residui di lavorazione; tali costi sono aggiuntivi rispetto a quelli di una gestione ordinaria e pertanto non andrebbero computati».

E infatti, si legge nella relazione, sin dall’avvio dell’impianto, si è dovuto noleggiare un vagliatore mobile al costo di 650 euro al giorno e si sono dovuti pagare alla Daneco extracosti per lo smaltimento dei rifiuti presso la discarica di Pianopoli, (peraltro di proprietà della stessa Daneco), valutati in 120 euro a tonnellata.

Da qui, la bacchettata dell’Anac all’Amministrazione salernitana per non aver effettuato «puntuali verifiche e controlli sull’operato del gestore, né ha cercato soluzione alternative (anche agendo sulla qualità della raccolta differenziata) per limitare gli extracosti».

Ma le osservazioni sono anche altre. Ad esempio, si invita ad un controllo in merito al lavoro svolto da Salerno Pulita, a una verifica sui compensi dei componenti della commissione di collaudo, nonché ad approfondire la questione di una variante approvata in corso d’opera e che non sarebbe stata necessaria. Tutte critiche che possono configurare la possibilità di un danno erariale e che il Comune è chiamato a chiarire entro il prossimo 6 ottobre.

Proprio per questo, in attesa che la situazione si definisca, i consiglieri comunali di opposizione Roberto Celano, Giuseppe Zitarosa e Ciro Russomando hanno intenzione di chiedere la chiusura provvisoria dell’impianto «per scongiurare il rischio della continuazione del danno erariale e ambientale a danno dei salernitani».

©RIPRODUZIONE RISERVATA