Compito copiato dal web Praticante legale a giudizio 

Utilizzò il testo scaricato da un sito di diritto per la prova all’esame di Stato Ma sono decine i candidati finiti sotto inchiesta per aver usato scorciatoie simili

«Il nesso di casualità in dottrina e giurisprudenza» è il cuore dell’ennesima accusa contestata nei confronti di una praticante legale, classe 1976, aspirante avvocato, attesa dal processo per il reato di riproduzione di opere d’ingegno altrui. L’imputata è incappata nelle maglie delle correzioni, con ipotesi di copia, per la famigerata sessione scritta dell’esame professionale del dicembre 2015: secondo i rilievi mossi dalla commissione incaricata delle correzioni, il testo dell’elaborato era quasi del tutto sovrapponibile e identico rispetto a quanto riportato in una sezione del sito “Diritto.it”. Una copia banale, secondo le accuse, utile soltanto a insospettire la commissione, con la verifica e l’invio degli atti alla procura della Repubblica di Nocera Inferiore, competente per territorio rispetto a quanto accaduto nella sede materiale dello svolgimento del concorso, con le prove scritte effettuate da migliaia di candidati all’università di Salerno.
Al momento sono tanti ad attendere il processo, finiti sotto accusa singolarmente, uno per uno, per la frode-copia ipotizzata a carico di decine di candidati all’esame di Stato per avvocato svolta nel dicembre 2015. Il processo per questo tipo di reato si svolge davanti al giudice monocratico, sede in cui il dibattimento verificherà le presunte copie integrali degli elaborati della prova scritta per avvocato: in altri casi le contestazioni comprendono la punteggiatura, con compiti risultati identici in tutto a quelli riportati su siti specializzati, oppure con elaborati uguali tra candidati. In molti singoli casi le copie riguardano il parere del diritto civile, con il risultato in toto sovrapponibile senza discrepanze alla busta numerata appartenente ad un altro candidato, in data 15 dicembre 2015. Al danno del mancato superamento della prova, anche nel caso ultimo dell’aspirante avvocatessa, si aggiunge la beffa del procedimento penale.
L’indagine svolta dagli investigatori riguardò oltre cinquanta aspiranti avvocati, sorpresi in varie formule e denunciati a piede libero nel mezzo dello svolgimento degli esami per l’abilitazione alla professione forense. In quella sessione bocciature e verifiche anti-copia seminarono cacciate, sospensioni e successivamente anche procedimenti penali. Dai giorni dell’inchiesta, che rimbalzò sui media, poco per volta, con iter singoli, gli indagati arrivano a giudizio, perché in gran parte rifiutano il decreto penale di condanna previsto in questi casi, “risolvibile” con una multa, scegliendo il processo, con il decreto di citazione a giudizio previsto dalla procedura. La legge individuata, in ogni circostanza di questa indagine, è la 475 del 1925, per la falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche.
Le segnalazioni agli inquirenti partirono da Brescia, dove la Corte d’Appello del circondario locale era stata incaricata, tramite un sorteggio, delle correzioni di oltre 1000 compiti scritti svolti dagli esaminandi nelle aule dell’ateneo di Fisciano.
Alfonso T. Guerritore
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