AMBIENTE

Comitato Salute e Vita: «Fonderie Pisano, conflitti d’interesse e omissioni»

Nel mirino del Comitato la professoressa Triassi e il direttore dell’Istituto Zooprofilattico, Limone

SALERNO - Dopo mesi di richieste e grazie a un’ordinanza del Tar, il Comitato Salute e Vita stamattina riceverà i risultati dello studio epidemiologico Spes. Dagli uffici dell’Istituto Zooprofilattico è stato richiesto, per trasferire la mole dei dati, di portare anche un hard disk da 128 mega byte. Le anticipazioni, però, sono state sufficienti agli attivisti per confermare i livelli di metalli pesanti presenti nel sangue della popolazione residente da zero a 3 chilometri dallo stabilimento delle Fonderie Pisano. Anticipazioni che, poi, non hanno avuto alcun seguito, anzi gli attivisti del Comitato supportati dai propri consulenti - continuano a puntar il dito e a denunciare presunti conflitti d’interesse e omissioni. In particolare è sotto accusa il ruolo della responsabile scientifica (Area Medica) dello studio Spes, Maria Triassi .

La dottoressa, oltre ad avere un ruolo nell’equipe che si è occupata dello studio sull’impatto inquinante delle Pisano sulla popolazione della Valle dell’Irno (a partire da 29 giugno 2016) è, dal 18 novembre 2020, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università degli Studi di Napoli “Federico II”. «È la stessa professoressa Triassi - fa notare Lorenzo Forte , presidente del Comitato Salute e Vita -che firma uno studio commissionato alla Federico II dai Pisano, elaborando dei dati del medico del lavoro delle stesse Fonderie (quindi non dati dell’Università) che vanno dal 2005 al 2015, per uno studio sulla salute dei lavoratori (come richiesto dalla proprietà). Non comprendiamo, quindi, a che titolo e per quale motivo realizza questo studio è perché non abbiamo notizie se è stato pagato e chi ha chiesto di realizzarlo: tuttavia, ciò che è certo, è che tale documento è utilizzato in Tribunale dalla famiglia Pisano per scagionarsi da qualsiasi responsabilità».

«Nell’ottobre del 2019 - continua Forte - la professoressa Triassi diventa Consulente tecnico di parte delle Fonderie Pisano nell’ambito dell’indagine penale promossa dal pm Roberto Penna per stabilire il nesso di casualità tra le morti nella Valle Dell’Irno e la presenza delle Pisano. Quindi, mentre dal 2016 svolge il ruolo di direttore scientifico per lo Spes che mira a comprendere l’incidenza delle Fonderie sull’ambiente e sulla popolazione, la dottoressa Triassi nel 2018 e nel 2019 e tutt’ora riveste il ruolo di consulente di parte dei Pisano». Un conflitto d'interesse che il Comitato ha denunciato con una lettera al rettore dell'Università Federico II, Matteo Lorito .

Nel mirino del Comitato, però, finisce anche il direttore dell'Istituto Zooprofilattico, Antonio Limone : «Nonostante già dal 29 aprile 2020 avessimo legittimamente richiesto di avere accesso allo studio e alle sue risultanze complete l’ha negato. Ora, invece - continua Forte - sappiamo che lo studio era completato già nel gennaio 2020 (come si evince dai documenti ritirati alla Procura di Salerno) per cui ci chiediamo perché il dottor Limone, pur avendo concluso la seconda relazione preliminare a gennaio 2020, l’ha consegnata solo a maggio alla Regione quando ormai era stato già accordata l’Autorizzazione integrata ambientale, senza la procedura di Valutazione d’impatto ambientale (che precedentemente era stata negata alle Fonderie). Se fossero state fornite le notizie della nuova relazione Spes a gennaio il risultato sarebbe stato differente». Al di là dello studio Spes, come rileva l'avvocato Franco Massimo Lanocita , è proprio per revoca dell’Aia concessa dalla Regione che il Comitato darà battaglia al Tar il prossimo mese di marzo.

(e.t.)