presidio dei radicali a fuorni

«Combattiamo perché in Italia la Giustizia sia giusta»

Hanno protestato dinanzi all’ingresso della casa circondariale di Fuorni «affinché anche l’Italia possa rispettare la recente sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea». Un sit in...

Hanno protestato dinanzi all’ingresso della casa circondariale di Fuorni «affinché anche l’Italia possa rispettare la recente sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea». Un sit in pacifico, organizzato dall’associazione radicale “Maurizio Provenza”, con in prima linea Donato Salzano, membro del comitato nazionale dei Radicali italiani, che da domenica scorsa è in sciopero della fame. Con Salzano, tanti altri militanti - come Anna Sammartino, vedova di Carmine Tedesco, il detenuto 58enne deceduto al “Ruggi” il 14 novembre scorso - i rappresentanti della comunità della Chiesa evangelica di Cava de’ Tirreni e il diacono dell’Ucebi (Unione cristiana evangelica battista d’Italia), Andrea Petrone. «Fuorni è il carcere d’Italia - ha evidenziato Salzano - che ha il maggior numero di detenuti in attesa di giudizio. E noi combattiamo per la giustizia e, perciò, tanti familiari di carcerati che vedono calpestati i loro diritti sono diventati simpatizzanti radicali». E proprio questo record fa puntare i riflettori dell’opinione pubblica sull’istituto di pena salernitano. Salzano, invece, in particolare, critica il comportamento del procuratore Franco Roberti in quanto, a suo dire, «nel corso del dibattito sulla legalità, che si è tenuto martedì scorso proprio nel penitenziario, non ha accennato minimamente alla sentenza pilota della Corte che pure lo riguarda direttamente». Una dimenticanza piuttosto grave, secondo Salzano, che si aggiunge al dato che il procuratore non abbia nemmeno «accennato al principio costituzionale di presunzione d’innocenza, nonostante abbia citato più volte la Carta costituzionale». Salzano ha poi concluso: «Sarebbe stato, forse, pretendere troppo in un carcere che vanta il triste primato europeo di detenuti in attesa di giudizio».

Gaetano de Stefano

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