Coltellate a scuola, pace tra i ragazzi

Abbraccio in aula tra vittima e aggressore. Per il 17enne è stata chiesta la messa alla prova che estingue il reato

Mesi di tensione sciolti in un abbraccio. Quello che Giovanni e Carmine si sono scambiati ieri mattina, dinanzi all’aula del tribunale per i minorenni dove il primo, 17 anni, è chiamato a rispondere di tentato omicidio per aver accoltellato a collo e torace il compagno di scuola. Era il 15 febbraio. Secondo i medici del Ruggi quel ragazzo di 16 anni giunto sanguinante al Pronto soccorso sarebbe potuto morire se solo il coltello si fosse infilato pochi centimetri più in là, recidendo la carotide o raggiungendo il cuore. Pochi minuti prima aveva litigato con un altro adolescente in un’aula dell’istituto tecnico Genovesi in via Sichelgaita, poi si erano spostati all’esterno, per risolvere la questione a botte, ed era spuntato il coltello.

Ieri l’avvocato del 17enne, Loredana Masuccio, ha chiesto per lui l’ammissione all’istituto della messa alla prova, che sospende il processo attivando per l’imputato un programma di attività obbligatorie e, se va a buon fine, estingue il reato come se nulla fosse accaduto. I giudici si sono riservati la decisione e si pronunceranno il 20 dicembre, dopo che gli assistenti sociali avranno presentato il piano di trattamento, un percorso che in media dura due anni e può contemplare l’impiego in lavori di pubblica utilità, l’impegno al risarcimento del danno e anche il riavvicinamento con la vittima. Per adesso il collegio presieduto dal giudice Vincenzo Di Florio ha dato via libera al rientro di Giovanni nella sua abitazione di Pontecagnano, da dove mancava da quel 15 febbraio, quando i poliziotti della Squadra Mobile lo arrestarono e lo condussero poi in una comunità agli arresti domiciliari. Ieri la misura cautelare gli è stata confermata, ma potrà scontarla a casa, recandosi per due volte a settimana nel centro dove è stato seguito finora dagli operatori sociali.

Quanto al riavvicinamento con la vittima, l’udienza di ieri sembra fare da spartiacque nei rapporti sia tra i ragazzi che tra le loro famiglie. I genitori di Carmine, che si sono costituiti parte civile rivolgendosi all’avvocato Marina Manconi, hanno spiegato di non aver mai ricevuto le richieste di perdono che Giovanni afferma di avere inviato più volte per lettera, ma anche questa incomprensione è parsa superata nel momento in cui i due ragazzi si sono parlati e, infine, abbracciati.

Quando si verificò l’accoltellamento pare che non fossero in buoni rapporti già da alcune settimane, e che a fare da detonatore per l’ultimo litigio fosse stato un ombrello rotto dal 16enne. Quella mattina gli studenti dell’istituto tecnico commerciale erano in autogestione; Carmine e Giovanni si erano ritrovati insieme ad altri in un’aula di laboratorio per una lezione “alternativa” e lì era scoppiata la lite. Poi si erano spostati in corridoio e infine all’esterno del plesso, avevano cominciato la scazzottata e pare che fosse stato il 16enne il primo a colpire, con un pugno al volto. Giovanni era caduto a terra, ma rialzandosi aveva tirato fuori dalla tasca un coltellino da pesca, con una lama lunga sei centimetri, e accecato dall’ira si era scagliato sull’antagonista sferrandogli una coltellata al collo e un’altra al petto. Il 16enne corse sanguinante all’interno dell’istituto, raggiunse la vicepresidenza e lì crollò nelle braccia di una professoressa, che diede l’allarme. Si temé per la sua vita. Per fortuna ce l’ha fatta. E ieri ha aperto le braccia a quel coetaneo che ha rischiato di ucciderlo.

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