«Colpo di spugna sull’Angellara home»

In Cassazione il procuratore generale chiede di annullare la sentenza che ha condannato don Comincio e i tecnici

«I fatti non sussistono, e la sentenza di condanna per l’Angellara home va annullata senza rinvio». Così ha sostenuto dinanzi alla Corte di Cassazione il procuratore generale, che sulla carta era chiamato a sostenere le ragioni dell’accusa e ha invece censurato in toto la sentenza della Corte d’appello di Salerno, bollandola come un mero “copia e incolla” della relazione dei periti. Se la richiesta di annullamento sarà accolta dai giudici (riuniti fino a tarda sera in camera di consiglio) la conseguenza sarà un colpo di spugna sull’inchiesta giudiziaria, che nel 2009 sfociò nel sequestro dell’ex colonia San Giuseppe e che ancora oggi porta avanti i suoi strascichi con procedimenti dinanzi a Tar e Corte dei Conti.

Un anno fa, quando i giudici salernitani emisero la sentenza d’appello, monsignor Gerardo Pierro uscì di scena grazie alla prescrizione, che cancellò la condanna a dieci mesi pronunciata in primo grado per il reato di truffa legato ai finanziamenti regionali. Gli imputati che rispondevano anche di falso ideologico e abuso d’ufficio uscirono invece dall’aula d’appello con una sentenza di condanna: 9 mesi per don Comincio Lanzara (l’ex cerimoniere della Curia ritenuto il dominus di tutta l’operazione), 8 mesi e 15 giorni a Giovanni e Nicola Sullutrone, 8 mesi e 10 giorni ai funzionari comunali Nicola Massimo Gentile e Matteo Basile, 4 mesi a Roberto Rago, Vincenzo Rizzo, Charles Richard Craparo e Pompeo Paolo Mazzucca. Per il collegio presieduto da Francesco Pasquariello la loro condotta aveva determinato un ingiusto vantaggio patrimoniale: con i titoli edilizi indebiti – si spiegava nella sentenza di secondo grado – si è determinato un incremento di valore dell’area, che poteva essere in futuro alienata o locata con evidenti vantaggi di tipo economico. L’unica funzione congruente con la finalità della ex colonia fu ritenuta quella assistenziale ed educativa di colonia marina. E riprendendo i pareri espressi dai periti si sottolineò che l’Angellara home aveva caratteristiche per ogni aspetto notevolmente superiori ai minimi di legge per essere classificata quale “casa religiosa di ospitalità”. Proprio quell’adesione alle conclusioni dei tecnici ha però alimentato in Cassazione la reprimenda del procuratore generale, che ha ritenuto quella ricostruzione acritica e ha concluso per un annullamento senza rinvio che metterebbe sul processo una pietra tombale.

Sono stati accolti, in sostanza, gli argomenti in fatto e in diritto prospettati dai difensori Paolo Carbone, Felice e Lorenzo Lentini, Giuseppe Saccone, Lucio Basco, Francesco Saverio Dambrosio, Fabio de Ciuceis e Arturo Della Monica. E le ripercussioni di un annullamento non sarebbero soltanto penali. I legali della Curia sono pronti a giocarlo sul tavolo della Corte dei Conti, che a vecchi e nuovi vertici della Diocesi contesta in solido un danno erariale di quasi 2 milioni e mezzo di euro. Sono i 2.446.723 euro ottenuti dalla Regione per la ristrutturazione della colonia, che la sentenza di primo grado individuò come il prodotto di una truffa allo Stato che avrebbe consentito di usare soldi pubblici per creare una struttura ricettiva dal carattere privato. La declaratoria di prescrizione giunta con la sentenza d’appello non basta a far venir meno le eventuali responsabilità contabili, che viceversa sarebbero minate da un annullamento in Cassazione.

Non solo. La decisione dei giudici romani è destinata a diramare i suoi effetti anche sul contenzioso instaurato dall’arcivescovo emerito contro la Regione, che nel 2009, dopo il divampare dello scandalo, revocò il finanziamento. Quei soldi sono rimasti congelati, perché nello stesso anno la Curia ottenne dal Tribunale amministrativo un’ordinanza cautelare che sospendeva l’efficacia del decreto di revoca; ma martedì prossimo, dopo tre rinvii susseguitisi nel corso degli anni, la vicenda approderà all’udienza di merito, in cui si dovrà decidere del destino dei fondi.

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