Colori e preghiere: i Sikh invadono la Piana

Oltre tremila cittadini indiani in corteo tra Battipaglia e Capaccio per la ricorrenza del “Baisakhi”

Oltre tremila immigrati Sikh hanno colorato domenica la zona industriale di Battipaglia per il Baisakhi, durante il quale si ricorda la fondazione del Tempio nel Nord dell’India avvenuta 317 anni fa. Il Baisakhi ricorda la nascita della religione Sikh ed è una delle cinque feste più importanti del Sikhismo, nato nel XV secolo in India. Ma ricorda, anche, la creazione nel 1699 da parte del guru Gobind Singh della Khalsa Panth, la confraternita dei puri dediti all’osservanza rigorosa dei principi della religione.

La tradizione si rinnova, ogni anno, ed è sempre occasione di gioiosa partecipazione della comunità battipagliese con le centinaia di persone di origine indiana che giungono anche da altre regioni d’Italia. Domenica mattina, presso il santuario cittadino Sikh, c’erano fedeli provenienti dall’ intera Campania e pure da Lazio, Emilia Romagna e Veneto. La celebrazione, in serata, si è spostata a Paestum. I fedeli, di ogni età, hanno accompagnato l’Adi Granth, il testo sacro della religione indiana che nel mondo conta circa 19 milioni di fedeli. Il libro è stato trasportato su un mezzo addobbato con fiori e striscioni, il cui passaggio era preceduto da fedeli in festa addetti alla pulizia della strada. Il lunghissimo corteo arancione, pacifico e colorato, costellato di veli, barbe e turbanti, accompagnato da una incessante preghiera ha offerto l’occasione a diversi battipagliesi curiosi di osservare i rituali Sikh.

Anche agli “indigeni” presenti è stato offerto il cibo tipico indiano e bustine di frutta come segni di benvenuto. In testa alla folla l’altare protetto dai sacerdoti guerrieri, allestito su un furgone trainato da un trattore, seguito da donne e bambini. Subito dietro, una folla di uomini e ragazzi. Nel corso della celebrazione, un gruppo di giovani ha mostrato la propria abilità con spade e scimitarre ripetendo la coreografia di un’antica arte marziale indiana, la Gatka.

Il corteo arancione era formato da quelle persone che quotidianamente affrontano questioni irrisolte del territorio, tra i permessi di soggiorno, il caporalato locale ed etnico, lo sfruttamento delle donne, l’emarginazione. E l’ostilità di una parte della popolazione locale che domenica, sui social, ha lanciato veleno contro i Sikh, confondendo riti religiosi con questioni politiche (la querelle sui Marò).(f.p.)

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