LA NUOVA NORMA

Codice antimafia, Bindi da Napoli: "Una riforma garantista"

La presidente risponde alle polemiche

NAPOLI - Codice antimafia e polemiche: a Napoli è il turno di chi difende la nuova norma che, tra l'altro, estende alla corruzione misure di prevenzione come il sequestro dei beni. Dal palco della festa nazionale di Articolo 1-Mdp, insorge Rosy Bindi, presidente della commissione antimafia: contro il codice antimafia "sono stati fatti attacchi e allarmismi strumentali, è una riforma garantista di sistema, organica, in base alla quale la sottrazione del bene arriva con certezza del diritto". "La misura di prevenzione - aggiunge - restringe oltre il campo e rende più impegnativo il lavoro del magistrato" e si applica "in presenza di due requisiti, quando il soggetto è socialmente pericoloso e quando non è in grado di dimostrare la liceità del suo patrimonio". Bindi è sicura: "Non c'è dubbio che la corruzione abbia introitato il metodo mafioso". Il caso esemplare è Mafia Capitale. "Se Carminati e Buzzi non sono mafiosi - sostiene la presidente dell'antimafia -, se è solo corruzione in rapporto associativo, lo hanno fatto applicando il metodo mafioso". Bindi non risparmia una stoccata alla stampa che si è schierata contro il codice: "Mi sembra che alcuni direttori di giornali fanno gli interessi dei loro proprietari, dei loro editori, che sono costruttori. Colpiscono la riforma per minare tutte le misure di prevenzione". Promuove la normativa anche il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone. Ma con un distinguo. "E' una delle migliori leggi approvate dal parlamento - spiega - e assolutamente indispensabile per fare un salto di qualità nella lotta contro le mafie. Tuttavia - dichiara - non era necessario introdurre ulteriori misure di prevenzione che vengono applicate al di fuori del meccanismo della prova di colpevolezza. Mi chiedo se sia opportuno ampliare un sistema eccezionale di prevenzione con reati che hanno poco a che vedere con la mafia".