Clan alla conquista di Siano

Bombe e incendi per ottenere l’egemonia in appalti e servizi. Sgominata la banda

SALERNO. Scacco al clan che dal gennaio 2009 all’ottobre 2010 - attraverso una serie infinita (almeno 16) di atti intimidatori, auto e camioncini dati alle fiamme, bombe carta fatte esplodere nei pressi di uffici e attività commerciali - aveva messo sotto assedio la cittadina di Siano, puntando al controllo delle attività economiche e provocando un clima di terrore. Undici le persone raggiunte ieri mattina dai provvedimenti restrittivi emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno, Emiliana Ascoli, su richiesta della Procura salernitana, eseguiti dai carabinieri del reparto operativo del Comando provinciale, supportati da unità cinofile e, per le operazioni al di fuori del territorio salernitano, dai militari dei comandi di Napoli, Avellino, Catanzaro, Rimini, Pesaro Urbino, Palermo e Novara, dove alcuni dei coinvolti risiedevano.

In manette sono finiti il 44enne Aniello Basile, conosciuto come “'O cuozzo” o “'U barone”, già noto alle forze dell’ordine, ritenuto il capo della cospirazione e uomo vicino al clan “Cava” di Quindici, al quale sono state imputate le scelte “strategiche” del gruppo; Gerardo Cerrato, 52 anni, di Bracigliano, con precedenti penali; Luigi Lamberti, 60 anni, di Pagani; Antonio Gabola, 43 anni, di Cava de’ Tirreni; Giuseppe Letizia, 56 anni, di Capodrise, in provincia di Caserta, ritenuto vicino al clan dei Casalesi e già detenuto per altri reati nel carcere di Sant’Angelo dei Lombardi.

Agli arresti domiciliari è finito, invece, l’avvocato Samuele Di Filippo, 49 anni, di Siano, per detenzione in concorso di armi comuni da sparo e ricettazione di marche da bollo e contributi unificati proventi di furti. Sono stati poi sottoposti all’obbligo di dimora nei comuni di residenza il 29enne Generoso Roscigno, il 40enne Sabato D’Arbenzio, la 40enne Loredana Amato e il 61enne Fabrizio Fabbri, mentre per il 56enne Francesco Morrone è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Al momento, nel registro degli indagati compaiono i nomi di altre 14 persone, sul ruolo delle quali si sta cercando di fare piena luce. Nel corso dell’operazione, denominata “Annibale”, sono state anche eseguite 26 perquisizioni locali e domiciliari, «tre di queste all’interno degli istituti penitenziari di Palermo, Secondigliano e Sant’Angelo dei Lombardi», ha fatto sapere il comandante del reparto operativo dei carabinieri di Salerno, il tenente colonnello Francesco Merone, che, insieme al procuratore capo, Franco Roberti, ha illustrato ieri le fasi salienti dell’attività investigativa, peraltro ancora in corso.

«Obiettivo del clan era soggiogare cittadini ed esponenti delle istituzioni per arrivare ad assumere il pieno controllo della stessa amministrazione locale - ha spiegato il procuratore Roberti - per poi gestire direttamente o indirettamente tutte le attività economiche e imprenditoriali, nonché gli appalti e i servizi pubblici della zona. Volevano, praticamente, sostituire con loro uomini chi occupava posti di comando e gestione della città».

Il conseguimento del «controllo egemonico del territorio» veniva realizzato attraverso la consumazione costante di atti intimidatori: attentati dinamitardi, incendi e danni a mezzi e locali. Ad alcuni componenti del gruppo viene contestata l’aggravante specifica del metodo mafioso, nonché minacce esplicite nei confronti di imprenditori, avversari criminali, componenti e rappresentanti dell’amministrazione comunale di Siano, sindaco compreso.

Fiorella Loffredo

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