IL ROGO

Cjo, dopo le fiamme si torna a lavorare

Nel magazzino dell’area Pip riparte l’attività legata alle fragole. Video al vaglio dei militari per definire la matrice del rogo

EBOLI - Il Consorzio Jonico Ortofrutticoltori non si è affatto arreso. Oggi riparte la lavorazione delle fragole nel magazzino di Armonia Op. Poi i soci dovranno attendere la chiusura dell’inchiesta sulle cause del terribile incendio di venerdì sera e definire la situazione con l’assicurazione. Ma il ritorno al lavoro, almeno per una parte degli addetti, regala una boccata d’ossigeno alla Piana, in ansia per le sorti delle famiglie dei lavoratori e per le possibili conseguenze negative sull’intero comparto. Intanto i tecnici informatici stanno tentando di estrapolare le immagini dal server del Cjo, dove il calore tremendo dell’incendio ha surriscaldato il pc centrale della videosorveglianza, senza però che le fiamme lo avvolgessero. Al vaglio degli inquirenti anche le riprese registrate dai capannoni circostanti, in particolare quelli di Napolitrans, il più vicino.

Carabinieri e Vigili del fuoco del comando provinciale di Salerno paiono aver già accantonato l’ipotesi del dolo. Un’immagine recuperata del momento in cui è partito l’incendio confermerebbe il corto circuito all’aspiratore dei kiwi. Un terribile e malaugurato incidente, insomma. Proseguono nel frattempo sia le operazioni di rimozione del materiale combusto che le rilevazioni dell’Arpac su eventuali depositi di diossina nei terreni, sebbene le prime analisi dell’aria, monitorate dalle centraline fisse, siano incoraggianti. Ma l’incendio al Consorzio Jonico Ortofrutticolo ha rilanciato diversi temi tra gli imprenditori di Pezza Grande. Mentre continua la “processione” degli operai del Cjo, intorno al capannone di tremila metri quadrati distrutto dalle fiamme, mentre si attende l’arrivo dei periti della Procura della Repubblica e dell’assicurazione, gli imprenditori dell’area Pip chiedono al Comune alcune soluzioni urgenti. La sicurezza dei capannoni industriali può essere garantita solo con l’installazione di un impianto di videosorveglianza all’ingresso dell’area Pip.

L’impianto è stato promesso diverse volte, dopo l’attentato dinamitardo contro un imprenditore che vendeva caffè, dopo l’incendio di un capannone nell’estate del 2015 e dopo il furto di materiale ai danni di un impianto che produceva vestiti per le grandi firme. Niente è cambiato in questi anni. Se non in peggio. Il Consorzio Pip è stato sciolto. Troppo distanti le idee tra gli imprenditori e i politici. C’erano poi i costi da sostenere, alti anche quelli. C’è stato il braccio di ferro sugli oneri di urbanizzazione, di cui i politici hanno promesso la gratuità, per poi chiedere invece somme esorbitanti, con ricorsi al Tar e guerre bollate in tribunale. Nel frattempo, la sicurezza è ciclicamente crollata a picco con furti, incendi ed esplosioni. Ora si tornano a chiedere all’amministrazione comunale ebolitana due cose: videosorveglianza e servizio di guardiania. Con la tecnologia (le telecamere) e un vigilantes in giro tra i capannoni, i fine settimana a Pezza Grande non saranno più un incubo. Quando l’area Pip si svuota, infatti, diventa particolarmente vulnerabile. E sul fronte della riorganizzazione della zona, manutenzione compresa, il Comune di Eboli ha già avviato una serie di incontri propedeutici. Ora, forse, occorre un’accelerata.