Città vicina agli ambulanti

L’amministrazione non cede, Ventura attacca: «Pensiamo prima a noi»

Sarà un tavolo convocato in Prefettura, l’ennesimo tentativo di trovare una mediazione tra le richieste degli ambulanti senegalesi e bengalesi sfrattati dal sottopiazza della Concordia e l’amministrazione comunale. Una decisione arrivata al termine di una lunga mattinata iniziata dalla stazione con un corteo di oltre 400 immigrati, accompagnati anche da tanti bambini, che ha attraversato il corso scandendo lo slogan “lavoro e dignità” al ritmo dei tamburi e che si è conclusa sotto Palazzo di Città.
Qui una delegazione di manifestanti è stata ricevuta dal sindaco Vincenzo Napoli e dall’assessore all’Annona Dario Loffredo. Un vertice improvvisato che ha avuto come unico risultato quello di irrigidire ancora di più le posizioni in campo. Da una parte, infatti, il Comune resta fermo sul rifiuto di destinare gli spazi vicini al Grand Hotel Salerno e di restituire al mercato delle due comunità il sottopiazza della Concordia per motivi di sicurezza e perché quegli spazi sono destinati al parcheggio o manifestazioni temporanee. D’altro canto insiste nel proporre come alternativa – anche temporanea – il lungomare Marconi (attrezzato ad hoc) e via Tenente Calò (oltre all’offerta di inserimento nei mercati rionali come spuntisti).
«Abbiamo accolto le due comunità in amicizia e disponibilità - ha commentato il primo cittadino - Su Piazza della Concordia, però, non accettiamo atteggiamenti impositori. In quell’area deve esserci un parcheggio che sarà una boccata d’ossigeno per gli automobilisti». Sul fronte opposto gli ambulanti che rifiutano categoricamente queste come soluzioni idonee per lavorare. Una contrapposizione che ha reso il clima, fino a quel momento combattivo ma pacifico, sempre più teso.
Inizialmente, infatti, i migranti hanno tentato di bloccare il traffico di via Roma, poi, con continui attraversamenti, lo hanno rallentato. Così, la rabbia degli ambulanti e qualche automobilista intemperante hanno rischiato di far degenerare la situazione tenuta sotto controllo dagli agenti in tenuta antisommossa. Animi esasperati e tesi che anche il questore di Salerno, Pasquale Errico ha cercato di placare. E una schiarita è arrivata dopo che il presidente dell’associazione dei senegalesi di Salerno, Daouda Niang, il rappresentante della comunità bengalese Navi Nur e Anselmo Botte della Cgil sono stati ricevuti dal viceprefetto vicario, Giuseppe Forlenza che ha rassicurato sulla possibilità di un intervento di mediazione da parte del prefetto.
Non c’è ancora una data fissata per il tavolo ma già oggi i rappresentanti delle due comunità, che saranno al porto dove è previsto un nuovo sbarco di migranti, contano di poter ottenere dal prefetto un impegno concreto. «Non abbiamo più tempo - ribadisce Daouda Niang - per noi ogni giorno perduto è un giorno senza poter dare da mangiare ai nostri figli. Siamo allo stremo, non chiediamo altro che di poter lavorare in sicurezza e nella legalità. Gli abusivi non siamo noi». Curiosità e interesse tra i cittadini, alcuni informati altri meno, che hanno seguito la manifestazione ai bordi delle strade armati di cellulari per fare video e foto. «Ci stanno insegnando come si protesta per il lavoro, noi italiani lo abbiamo dimenticato», commenta un signore. «Hanno ragione, non si comprende perché dopo tanti anni, ora si decide che il lungomare debba essere precluso», aggiunge Carmine Caputo. «Condivido a pieno la loro richiesta di lavoro - commenta Angela Feo - è un diritto che deve essere garantito a tutti. Come noi pagano le tasse e devono poter avere un luogo stabile per il commercio». Solidarietà ai manifestanti arriva anche da Vito Priamonte che dal 1980 gestisce la bancarella di libri al corso. «I doveri vanno adempiuti, ma i diritti non sono in discussione o finiremmo tutti nell’illegalità, bianchi o neri che siano».
Vicini alla protesta anche alcuni commercianti come Carlo Iannone, titolare della profumeria Equivalenze. «È giusto farli lavorare - dice - ma vanno tutelati anche commercianti come me che pagano, solo di fitto, almeno 15 mila euro». «È più che decoroso dare ai turisti l’immagine di una città che accoglie e include. Perché negare loro la strada del Grand Hotel Salerno?», si domanda Mariletta Caiazza. «Devono tornare a casa loro», urlano, invece, due ragazzi. Idee, queste, condivise dal consigliere comunale Mimmo Ventura: «Non possiamo accogliere tutti, la priorità sociale è interessarsi dei nostri concittadini e combattere le sacche d’illegalità che arrivano con l’immigrazione».
Eleonora Tedesco
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