Città sovradimensionata Via le aree non edificate

L’intervento del consigliere comunale di Salerno di Tutti, Gianpaolo Lambiase «Si registra una crescita disordinata sulle colline e nelle zone agricole libere»

Il dibattito che si è aperto sulle pagine de “la Città” potrebbe essere stimolo positivo per una “sana, corretta, sostenibile” revisione del Piano urbanistico comunale di Salerno. In più occasione ho contestato al Comune le previsioni del Puc. Previsioni che promuovono una “esagerata” ed incontrollata espansione urbana. La città cresce disordinatamente sulle colline, nelle aree libere ancora agricole, creando nuovi aggregati urbani, che avranno necessità di collettori fognari, di pubblica illuminazione, di attrezzature collettive, di corse aggiuntive degli autobus. Interventi i cui costi saranno a carico della collettività (ma il Comune sicuramente non potrà dare risposta a tali esigenze). Nel 2006 il Puc annunciò l’avvio di un “pesante” programma costruttivo per 30 mila nuovi vani. Nella realtà i vani previsti erano molto superiori, in quanto il conteggio non comprende centinaia di case possibili da edificare in zona agricola, le abitazioni “di servizio” nelle aree produttive, il cambio di destinazione d’uso in residenza di contenitori adibiti a “funzioni collettive” (vedi palazzo delle Poste centrali, l’ex Banco di Napoli, l’Hotel K). L’Amministrazione sembra ignorare a che punto sia l’attuazione del Piano. I Comparti edificatori realizzati sono appena il 25% del totale; i progetti approvati, ma non ritirati che giacciono negli uffici del Comune, ammontano al 25%; il 10% riguarda progetti presentati ed ancora in istruttoria; il 40% del totale delle aree edificabili non ha alcun progetto in programma (evidentemente i proprietari dei terreni non sono interessati e/o non c’è convenienza all’investimento). La delibera di Giunta (n.19 del 31 gennaio 2017) finalmente detta gli “indirizzi per la revisione del Puc”. La revisione del Piano urbanistico è momento di sintesi e di verifica degli obiettivi raggiunti (o mancati). Non può essere la scontata riproposizione della programmazione pensata oltre 10 anni fa. Invece il contenuto dell’atto deliberativo va in direzione contraria: conferma le previsioni di crescita, conferma l’assalto selvaggio al territorio. Si vuole continuare irresponsabilmente a “cementificare” la aree ancora libere, nonostante la carenza di standards, nonostante il forte decremento della popolazione, nonostante la crisi del mercato immobiliare. Non c’è da parte dell’Amministrazione alcuna intenzione di ridurre i volumi previsti nel 2006. Anzi si invitano i costruttori a realizzare nelle aree edificabili, se vogliono, al posto delle case, gli alberghi. Ed ancora i costruttori hanno un’altra possibilità: chi vuole effettuare “investimento” non previsto dal Piano (clinica privata o casa per anziani), può realizzarlo anche in zona agricola. Bisogna considerare tra l’altro che è superata anche la proposta di “sviluppo economico” che sottende al Piano urbanistico. Non cresce l’occupazione, se lavorano sempre le stesse imprese (pochi eletti costruttori), mentre le piccole ditte e gli artigiani locali “fanno la fame”. Solo incentivando nei fatti e “non a parole” il recupero e l’adeguamento energetico del patrimonio esistente si darebbe nuovo impulso al settore edile. Né si promuove turismo costruendo alberghi, senza sviluppare servizi, attività culturali “vere”, artigianato locale, “collegamenti” con il territorio provinciale. Non parliamo delle grandi opere che avrebbero dovuto “integrare” la pianificazione urbanistica, promuovendo sviluppo e creando nuovi posti di lavoro. I cittadini salernitani hanno avuto assicurazione che le grandi opere (mai completate) avrebbero impegnato 3 mila edili per la loro realizzazione. Invece sono stati utilizzati periodicamente meno di 600 lavoratori. Avrebbero le grandi opere, “a regime”, occupato stabilmente 1.500 persone. Ad oggi considerando anche gli interventi realizzati con fondi privati (Novotel, Marina d’Arechi, Polo nautico), meno di 100 sono i nuovi posti di lavoro creati. Le grandi opere avviate a Salerno, stanno diventando un “pozzo senza fondo”, nel quale si buttano decine di milioni di euro, senza alcun beneficio per la collettività. La Stazione Marittima (costo 20 milioni di euro) è paragonabile ad una nuova stazione ferroviaria ultimata, ma priva di binari. Non è utilizzabile perché sono necessari lavori di escavo dei fondali del molo adiacente. La cittadella giudiziaria, primo stralcio 72 milioni di euro, secondo stralcio 26 milioni di euro. Tre edifici sono pronti, altri tre sono ancora da completare. Piazza della Libertà (senza il Crescent), i costi dell’opera sono arrivati “alle stelle”. Tra somme spese e ancora da spendere, il totale ammonta a 62 milioni di euro. Porta Ovest (gallerie da via Ligea al vallone Cernicchiara), impegnati 140 milioni di euro. I lavori continuamente si interrompono, per interferenze tecniche (stabilità dei viadotti delle ferrovie, dell’Autostrada e dei costoni rocciosi), e per problemi economico-giudiziari. Capitolo San Matteo, finanziamento di 12 milioni di euro per la zona attrezzata sulla litoranea a confine con Pontecagnano, destinata all’insediamento della “cantieristica nautica”. I lavori sono completi da molti mesi, ma l’area non ospita alcuna attività. Contratto di quartiere, costo 10 milioni. Le opere sono iniziate nel 2010. L’intervento prevede nuova viabilità, rete fognaria e costruzione di “case comunali” sulle frazioni alte. Le case non sono state ancora realizzate. Palazzetto dello Sport, nei pressi dello stadio Arechi. I lavori iniziano nel 2005. Sono stati interrotti e mai finiti. Sono stati spesi 9 milioni di euro. L’Amministrazione non è in grado di superare in tempi brevi i problemi che ostacolano il completamento dei progetti. Le grandi opere hanno bisogno di “scelte” partecipate, condivise dalla cittadinanza, ed è indispensabile una valutazione seria dei costi futuri di gestione e del ritorno economico, occupazionale e sociale. Per quanto attiene alla “revisione del Puc”, infine, ecco alcune misure “sensate” da adottare: la riduzione diffusa degli indici di costruzione (sono stati concessi volumi “esagerati”, rispetto ad un equo ritorno economico per l’investitore privato); l’eliminazione dei comparti edificatori ad oggi non realizzati, per i quali non è stato presentato ancora progetto al Comune. È necessario quindi che l’Amministrazione guardi ad una pianificazione urbanistica a più ampia scala. Salerno non può programmare il suo sviluppo all’interno del “recinto” comunale, senza tener conto delle risorse, del patrimonio, dei prodotti della provincia. Salerno deve assumere concretamente il ruolo di città capoluogo e di servizio ad un territorio ampio e ricco di opportunità.
* Consigliere comunale
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