Citarella: «Appalti pilotati? Faceva tutto mio cugino»

Secondo l’ex patron della Nocerina era lui il referente dell’organizzazione e si occupava anche di consegnare le mazzette ai funzionari della Provincia

Quando il collegio della seconda sezione, presidente Vincenzo Siani, si ricompone nella sessione pomeriggio, lui è il teste più atteso. Giovanni Citarella, l’ex patron della Nocerina calcio, detenuto, prende posto sul banco dei testimoni. Ripete le sue generalità e poi sotto con il controesame della pattuglia di difensori del processo “Due Torri”: quello che ha svelato i meccanismi del pilotaggio delle gare di appalto alla Provincia di Salerno. Citarella spiega il sistema delle buste per “truccare” le gare e giungere a ribassi convenienti. A condurre il “gioco delle buste”, quando c’era una tornata di gara, Giovanni Citarella ha spiegato che era suo cugino Gennaro, detto Rino. Di alcuni, come un tal Angelo “Pig”, Citarella dice di aver avuto solo una conoscenza visiva. Perché, come ripeterà più volte, a gestire questi rapporti era suo cugino. Era lui il referente dell’organizzazione che, fino al 2008, aveva pilotato le gare di appalto, favorendo le ditte che si erano consociate in “gruppi” e”sottogruppi” distinti per colori. «Che i gruppi fossero divisi per colori – dice Citarella – l’ho scoperto leggendo l’ordinanza». Al suo sottogruppo era stato assegnato il colore giallo. Dell’organizzazione se ne occupava il cugino che aveva l’abitudine di conservare i dati su pen drive. «Io di pc non ci capisco niente – spiega – faceva tutto lui, Gennaro». E quello del cugino è un nome che si ripete spesso durante il controesame dei difensori. Citarella indica l’ufficio di Nocera, quello del cugino, come il punto di riferimento dell’organizzazione. Sul denaro ai funzionari provinciali, infine, spiega che esisteva uno schema. Lui non aveva mai consegnato soldi a nessuno. Le “mazzette” per i dipendenti di Palazzo Sant’Agostino le dava sempre al cugino che, poi, in base ad un calcolo stabilito dal famoso schema, le distribuiva. In una circostanza ci fu un caso di disobbedienza. Suo fratello Cristian, che agiva per conto suo, «non fece ciò che suo cugino gli aveva detto». Per un problema che Citarella definisce caratteriale con una ditta del gruppo, non riportò i dati concordati in busta. E il sistema saltò. Nel giro degli appalti truccati sono coinvolte 64 società. Le gare per la costruzione o la messa in sicurezza di strade provinciali in esame sono circa duecento. I capicordata o capigruppo, come li chiama Citarella, erano sette. Durante il controesame è stato affrontato il discorso della somma urgenza e dell’evidenza pubblica. Citarella ha spiegato che di solito chiamavano ditte già impiegate sul gruppo di strade dove si era verificata una calamità. Con quale criterio gli hanno chiesto dai banchi della difesa: «chiedetelo all’amministrazione provinciale».

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