LA PROPOSTA

Cirielli: «Commissione d’inchiesta per la morte di Vassallo»

Il deputato FdI: «Non fu fatta perché il Pd disse no»

POLLICA - Era l’8 settembre del 2010 quando con 9 colpi di pistola, 7 dei quali andati a segno, una mano ignota metteva fine alla vita di Angelo Vassallo . Un agguato compiuto in piena notte che al sindaco di Pollica, il sindaco pescatore, non ha lasciato scampo. Da allora sono passati 8 anni ma quella mano non ha un volto e la stessa arma del delitto non è mai stata trovata. Un paradosso a causa del quale Angelo e i suoi familiari non possono avere giustizia. Al fine di accertare se nelle indagini ci siano state o meno delle inadempienze o elementi che hanno determinato ritardi, potrebbe nascere una Commissione parlamentare di inchiesta. A proporla alla Camera è il deputato Edmondo Cirielli, eletto nelle file di Fratelli d’Italia, fin dai primi momenti vicino alla famiglia Vassallo e presidente della Provincia di Salerno quando avvenne l’omicidio. La proposta la fece già nella scorsa legislatura. «Ma il Pd - dice Cirielli - me lo impedì. Sì, proprio il Pd di Realacci». «Angelo Vassallo è diventato un simbolo della lotta all’abusivismo e della difesa del territorio – scrive Cirielli – note sono le sue denunce, da cui sono partite le inchieste sulle strade fantasma in provincia di Salerno, nonostante i reati fossero stati perpetrati da uomini del suo stesso partito. Dal 2010 ad oggi si sono susseguiti eventi, celebrazioni, intitolazioni e manifestazioni ma non abbiamo ancora un colpevole – si legge in quella che era la proposta del parlamentare salernitano – cosa grave è che dopo 8 anni non si conoscano gli esecutori né i mandanti di un delitto così efferato che sconvolse non solo la comunità cilentana, ma l’intero Paese, nessuno escluso. L’arma utilizzata per l’omicidio, una calibro 9.21 baby Tanfoglio – spiega – non è mai stata trovata e l’uomo che ha sparato non ha ancora un volto e un nome. La prima fase delle indagini – e parte l’affondo – fu diretta da Franco Roberti , attuale Assessore regionale alla sicurezza, senza alcun credibile risultato. Nei mesi scorsi, poi, la procura ha disposto nuovi accertamenti su novantaquattro persone, anche ordinando nuovi esami del Dna».

Arturo Calabrese