Cinque indagati per la morte di Lino

I sindacati: «Per sopperire alla mancanza di spazi si lavora a ritmi frenetici». Ieri bloccate tutte le attivita dello scalo

SALERNO. Ci sono cinque persone iscritte nel registro degli indagati per la morte di Lino Trezza, l’operatore portuale deceduto martedì sera per un’emorragia all’arteria femorale sinistra, provocata da un incidente sul lavoro. L'uomo è spirato in soli 15 minuti, mentre era intento a caricare container su una nave. Inutili i soccorsi e qualsiasi tentativo di riportare in vita il 34enne si è rivelato vano.

La dinamica dell’incidente. Trezza era alla guida di un master tug (un muletto molto più grande utilizzato per trasferire i container dalla banchina alla stiva) per la cui conduzione è necessario aveva una patente speciale, titolo in possesso dell’operatore. E stava caricando i container sulla "Repubblica Argentina", una vehicles carrier, costruita nel 1998, di proprietà della Grimaldi group, diretta a Casablanca, che generalmente trasporta le autovetture Fiat verso il Nord Africa. Socio lavoratore della Cooperativa unica lavoratori del porto “Flavio Goia” (che ha 96 dipendenti, tra impiegati e portuali), Trezza, nonostante la giovane età, era uno dei manovratori più esperti. E martedì sera stava operando a bordo di un mezzo della Salerno container terminal. Qualcosa, tuttavia, non ha funzionato a dovere e, alle 22 e 32 , è avvenuto il terribile incidente. Il master tug, per cause che sono ancora in via d’accertamento, mentre portava all’interno della stiva due container contenenti 30 quintali di marmo ciascuno, ha preso velocità. E la sua corsa folle si è fermata contro altri container.

L’urto è stato tremendo e la cabina di guida si è accartocciata. Chi ha assistito impotente alla terribile scena ha dato immediatamente l’allarme, in quanto si è reso subito conto della gravità della situazione. I soccorsi sono arrivati nel più breve tempo possibile ma, purtroppo, per Lino Trezza non c'è stato niente da fare. I vigili del fuoco hanno dovuto segare le lamiere per estrarre il corpo, mentre i sanitari del 118 hanno cercato in tutti i modi, ma senza nessun risultato, di rianimare il 34enne.

Le indagini. Il pubblico ministero titolare delle indagini, Roberto Penna, ha disposto l'immediato sequestro sia della nave che del master tug. Mentre gli agenti della Polizia di frontiera, diretti dal vice questore aggiunto Giuliana Postiglione, oltre ad effettuare i rilievi, hanno provveduto a visionare le immagini registrate dalle telecamere e ad ascoltare tutti i testimoni, per tentare di mettere i tasselli del puzzle al loro posto. Nei prossimi giorni sarà nominato pure un perito tecnico (un ingegnere meccanico ndr) che avrà il compito di sciogliere i dubbi che ancora avvolgono l’incidente mortale. Perché finora si possono fare solo ed esclusivamente delle ipotesi. Tra le piste seguite dagli investigatori ci sono quella di una pendenza eccessiva della rampa d’accesso alla stiva della nave, oppure di un guasto meccanico al master tug, come può essere la rottura dei freni. E, ancora, la possibilità di un improvviso malore del conducente. Per sciogliere quest’ultimo dubbio è stata disposta l'autopsia, che si farà domani e che sarà effettuata dal medico legale Giovanni Zotti.

Le reazioni. Ieri i lavoratori portuali hanno incrociato le braccia per tutta la giornata, sia in segno di lutto, per la scomparsa del loro caro collega, ma pure per protesta.

«Lavoriamo in condizioni disumane – denuncia Enzo D’Agostino, rappresentate sindacale della Cgil – e spesso non vengono rispettate le norme di sicurezza. E questo perché la logistica del porto di Salerno è nettamente inferiore rispetto al volume d’affari. In pratica gli spazi sono ridotti e il movimento è eccessivo. Perciò si deve fare in fretta e il più delle volte sono trascurate le condizioni di sicurezza. Noi protestiamo ma, dopo 2 giorni, si torna alla solita abitudine».

E che in qualche caso, per stare dietro al business, vengano fatte delle forzature a discapito della salvaguardia dell’incolumità personale, lo conferma anche Vincenzo Sabbetta, sindacalista della Cisl.

«In qualche caso – evidenzia – si è costretti a dover lavorare velocemente per completare lo sbarco oppure l’imbarco. Chiederemo un incontro con l’Autorità portuale, in quanto è impensabile che nel 2016 i lavoratori non siano ancora messi nelle condizioni di operare in tutta sicurezza». Ritiene che sia indispensabile puntare sulla formazione Antonello Guerrazzi della Uil. «Gli operatori devono capire – rimarca – che ognuno è responsabile di se stesso. Anche perché in quest'occasione è d'uopo fare una riflessione: non è possibile che un padre di famiglia vada al lavoro e non torni più a casa».

I sindacati. Anche i vertici nazionali di Cgil, Cisl e Uil chiedono di accendere «i riflettori sul tema della sicurezza sul lavoro». E invitano oggi tutte le strutture portuali a promuovere iniziative e a indire forme di sciopero di almeno un’ora in segno di lutto.

«La dinamica e le relative responsabilità – chiariscono Cgil, Cisl e Uil – non renderanno meno pesante il dolore della grave perdita di Lino, ma sono indispensabili per valutare dove è necessario intervenire per evitare che quanto accaduto non si ripeta ed impegni tutti ad affermare il diritto ad un lavoro più sicuro».

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