IL FATTO

Cilento, Telefoni fuori uso: operai al lavoro sotto la neve

Sei chilometri di cavi bruciati da un fulmine

CILENTO - Una chiamata dall’altra parte del Continente e una risposta che non arriva mai. Tutta colpa di un maledetto fulmine, devastante, che ha messo ko le cabine della Tim tra San Mauro Cilento e Pollica. E, all’improvviso, la rete, che fino a pochi minuti prima aveva consentito di telefonare e “viaggiare” in un tutto il mondo ad oltre un migliaio di persone si trasforma in “nessun servizio”.

«E’ stato davvero strano: è sembrato di aver fatto un viaggio nel passato dove se volevi comunicare con una persona lontana dovevi mandare solo una lettera» racconta Giovanni dinanzi al bar, mentre sorseggia un prosecco che sa di una riconquista finalmente ottenuta. Perché la linea, nonostante i tanti “rosso” sul calendario per le festività natalizie, è tornata la sera del 30 dicembre, abbattendo quella retorica dell’inefficienza che spesso alimenta dibattiti e salotti televisivi quando accade qualcosa al Sud, ancora di più nei piccoli borghi. Perché l’intervento, seppure molto complesso, è stato eseguito, senza badare al calendario e ai brindisi d’auguri, dimostrando un grande segnale d’efficienza. Del resto, quel fulmine, caduto a San Mauro Cilento a ridosso di Natale, la sera del 23 dicembre, è stato davvero potentissimo, mandando in tilt la linea telefonica nel piccolo borgo adagiato a due passi dal Monte Stella.

«Mai vista una roba del genere » dirà, non a caso, l’ingegnere Francesco Acri , referente dipartimentale per il territorio salernitano, durante il suo sopralluogo a San Mauro Cilento, dove ad attenderlo il 30 dicembre ha trovato Giuseppe Cilento , primo cittadino del borgo cilentano e abituato alle battaglie. «Ormai ogni giorno bisogna combattere per risolvere qualche problema. - dice - Ma in questo caso devo dire davvero grazie all’ingegnere Acri e ai tecnici che hanno lavorato giorno e notte per ripristinare il servizio, per di più in un periodo di festività».

Il disservizio ha riguardato la fonia di rete fissa, mentre la connessione internet di rete fissa ed il mobile hanno funzionato correttamente (salvo per i dispositivi datati in tecnologia Gsm). Così, a lavoro, per un’intera settimana, compresa la vigilia di Capodanno, sono state otto squadre di tecnici specializzati, con differenti professionalità, oltre al personale di una ditta esterna, al fine di poter riparare i 6 km di cavo, danneggiato così come la centrale telefonica di riferimento. Un impegno, il loro, senza soste sotto il freddo e il gelo. E sotto gli sguardi, compiaciuti, della popolazione che non ha esitato di offrire loro qualsiasi cosa di cui avessero bisogno per raggiungere il traguardo. «La linea è ripartita esulta Cilento - anche se ci vorranno altri giorni di lavoro per migliorare ulteriormente la situazione » Infatti, le attività di manutenzione sulla rete andranno avanti fino al totale ripristino delle funzionalità tecniche degli impianti coinvolti.

«Il disservizio è stato causato da una fulminazione che ha bruciato in numerosissimi punti, danneggiandolo gravemente, il cavo di giunzione in rame della lunghezza di circa 6 km - spiegano dall’Ufficio Stampa Tim - Il cavo in questione è in parte in rete aerea e in parte interrato, ed è stato necessario effettuare la sostituzione di più tratte e il rifacimento di giunti sia nella parte aerea che in quella interrata, peraltro in un territorio montuoso e di difficile accesso. Inoltre la fulminazione, propagandosi, ha danneggiato, oltre al cavo, alcuni apparati presenti nella centrale telefonica di riferimento».

Quindi , dalla sera del 23 dicembre, ininterrottamente fino alla mattina del 31 dicembre, i tecnici specializzati Tim hanno cominciato a lavorare, completando la riparazione il 30 sera, diventando dei veri e propri eroi nell’Italia dove spesso c’è chi gira la faccia dall’altra parte rispetto ad un pur minimo problema, peraltro verificatsi in un piccolo centro del Cilento. «Altro che Babbo Natale, sono stati davvero eccezionali» aggiunge la signora Giulia che finalmente ha potuto chiamare la figlia che vive al nord per poterle dare almeno gli auguri di un buon 2020.

Antonio Vuolo