vicenda ises

Cicia a Cariello «È confuso Solo polemiche strumentali»

Da Palazzo non si fa attendere la replica alle accuse del Nuovo Psi rispetto alla vicenda Ises. La risposta secca è affidata al vicesindaco Cosimo Cicia, assessore all’Urbanistica, per il quale il...

Da Palazzo non si fa attendere la replica alle accuse del Nuovo Psi rispetto alla vicenda Ises. La risposta secca è affidata al vicesindaco Cosimo Cicia, assessore all’Urbanistica, per il quale il gruppo del consigliere Massimo Cariello si «avventura in una serie di proposte dai contorni confusi» rispetto alla delocalizzazione della struttura sociosanitaria che ad oggi risiede in una palazzina del centro storico di Eboli. L’uso di uno stabile comunale, previa considerazioni sull’utilizzo di un’area ricadente nel contingente ospedaliero determinato dagli strumenti urbanistici cittadini (così come suggerito dal Nuovo Psi) non convince l’assessore Cicia, il quale stempera gli animi anche sull’ipotesi di chiusura del centro di riabilitazione. «Non vi sono le condizioni», dice, sebbene la dirigenza Ises sia chiamata a cercare «una localizzazione migliore». Strumentali, a questo punto, le polemiche sui posti di lavoro in bilico e sui degenti penalizzati, problematiche che il Nuovo Psi attribuiva ai ritardi della maggioranza ma che per Cicia diventano un mezzo con il quale proprio il gruppo di Cariello «non si accorge che sta prendendo posizione contro i lavoratori, contro le famiglie e contro i pazienti» mentre «continua ad accarezzare a destra e a manca per non offendere nessuno». In chiusura il vicesindaco, invitando Cariello a «prendere una posizione chiara», ricorda come negli anni l’amministrazione abbia «proposto diverse possibili allocazioni e varie strutture alternative, senza che, però, l’azienda assumesse mai delle scelte definitive a riguardo». Resta in campo, ora, l’ipotesi della variante urbanistica sulla quale dovrà pronunciarsi «il consiglio comunale, nell’ambito del quale vedremo chi, compreso il consigliere Cariello, riterrà di prendersi o meno le proprie responsabilità».

Stefano C. Gallotta

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