Omicidio di Fratte

Ciccone e Marigliano intercettati

La Procura cercava indizi sul racket dell’attacchinaggio ma per il giudice quelle registrazioni non sono utilizzabili

L’omicidio di Fratte era appena avvenuto quando la Procura, con un provvedimento d’urgenza, mise sotto intercettazione i telefoni di Lello Ciccone e Matteo Marigliano. Si cercavano collegamenti tra la gestione delle affissioni elettorali e il delitto, che secondo le indagini è nato proprio da uno scontro per l’attacchinaggio dei manifesti di Ciccone. Quelle “cimici”, secondo il giudice delle indagini preliminari Emiliana Ascoli, non andavano però collocate, e le conversazioni registrate non potranno essere utilizzate né nel procedimento per l’omicidio né nell’inchiesta (aperta con un fascicolo senza indagati) con cui i sostituti procuratori Vincenzo Montemurro e Silvio Marco Guarriello vorrebbero fare luce sulla gestione delle campagne elettorali. Quando la Procura chiese l’autorizzazione ad andare avanti, il gip la negò osservando che le intercettazioni potevano essere disposte solo nei confronti di persone indagate per il delitto e non di altri, per cercare prove su un reato già acclarato e non indizi su ipotetici altri.

L'ARTICOLO COMPLETO SUL GIORNALE OGGI IN EDICOLA

©RIPRODUZIONE RISERVATA