«Ci vediamo sull’area di servizio dell’A3» 

Il sacerdote al gigolò: sono a Lagonegro ma possiamo incrociarci a mezza strada 

NAPOLI. Era stato anticipato tutto in “Il Numero Uno. Confessioni di un Marchettaro”, il libro pubblicato l’anno scorso da Iacobelli editore. Francesco Mangiacapra, l’avvocato-escort napoletano, denunciava la doppia morale della Chiesa e parlava dei festini gay di tanti sacerdoti, senza però mai nominarli. Quei nomi adesso li fa nel dossier consegnato alla Curia di Napoli, e molti appartengono a prelati salernitani. Le carte documentano gli incontri, talvolta consumati perfino in aree di servizio autostradali.
«Potremmo vederci a metà strada» propone un sacerdote, in chat, a un giovane gigolò. «E dove» risponde. «Te stai a?» si informa. «Te l’ho detto prima». «Lagonegro. A Sa non vieni mai?» rilancia il prete. «No». «Sei all’uscita dell’A3». E l’escort risponde con un like affermativo. «E lì troviamo per un po’ di tranquillità?» domanda il sacerdote. «Certo» replica l’interlocutore.
Si tratta di scene di ordinaria vita clandestina, vissuta in parallelo con il ministero religioso. Spesso con frenetica assiduità. C’è quel prete della diocesi di Teggiano-Policastro con diversi profili sulla chat per gay Grindr, dedito a incontri nella sua zona, talvolta a pagamento. Non disdegna il sesso senza protezioni, ingoiare sperma e, dettaglio rilevante, ricevere i partner in canonica, di sera tardi. Al vescovo Antonio de Luca è già stato segnalato.
Nella stessa diocesi, quella dove il fenomeno sembra essere più esteso, c’è un prete che ricerca uomini per sesso occasionale, ma anche per una relazione duratura.
Nella diocesi Amalfi-Cava opera invece un sacerdote amante delle videochat erotiche su Facebook, in cui si mostra nudo e si masturba. Nei dialoghi virtuali sostiene di aver avuto rapporti sessuali con altri preti e propone anche incontri sessuali di gruppo. Il lato oscuro del clero, tra pulsioni inconfessabili e troppi interrogativi sul silenzio delle gerarchie.(g. r.)
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