«Ci richiama tutti all’essenzialità»

La gioia dell’arcivescovo Moretti. E ieri un salernitano ha accolto Francesco a Santa Maria Maggiore

SALERNO. Anche per l’arcivescovo di Salerno, Campagna e Acerno, monsignor Luigi Moretti – che ha operato a lungo a Roma come vicegerente della città eterna e quindi conosce la realtà della diocesi del papa – il conclave ha sbaragliato ogni previsione: «Nessuno se lo aspettava. Ma la scelta, ancora una volta, ha confermato quello che si dice: cioè che il Signore provvede a dare ad ogni tempo il suo papa. In questo caso è stato bello vedere come in appena 26 ore i cardinali abbiamo scelto, mettendo in crisi tutte le letture che sono fuori da ogni logica ecclesiale, di chi vuole vedere a forza una Chiesa lontano da quella che è, secondo il suo punto di vista distorto».

Moretti ieri, nel corso di una conferenza stampa, ha espresso le sue impressioni sulla scelta del nuovo pontefice, come aveva fatto lo scorso 11 febbraio, in occasione della decisione di Ratzinger di dimettersi: «Ho visto una Chiesa viva, sia sul versante del popolo, e le immagini di piazza San Pietro parlano da sole, sia sul fronte ecclesiale, con un successore di Pietro che farà sicuramente bene».

L’arcivescovo si è detto fortemente impressionato dalle prime parole di papa Francesco: «Il Santo Padre nel suo primo discorso ci richiama all’essenziale. L’immagine del papa inchinato che chiede alla gente di invocare la benedizione del Signore è molto eloquente, così come è impressionante il silenzio surreale calato nella piazza. Il silenzio della preghiera della folla. Ha chiesto di recitare le preghiere più belle e popolari: il Padre Nostro e l’Ave Maria».

Un ritorno all’essenzialità che recupera appieno la priorità dell’esperienza spirituale rispetto ad ogni altro discorso: «Il papa, che ha scelto il nome di Francesco sembra volerci ricordare che il santo di Assisi vedeva nel Vangelo l’unica regola, il Vangelo senza interpretazioni. È giunto il tempo di recuperare la dimensione spirituale della Chiesa: qualsiasi discorso sull’organizzazione viene dopo». Un segno anche «il volersi indicare come vescovo di Roma: come tale gli viene affidata la missione che Cristo diede all’apostolo Pietro, con il collegio degli apostoli». «Questo – ha proseguito l’arcivescovo – significa che vicino a lui ci sono tutti gli altri vescovi del mondo, in un cammino che si fa insieme. Anche nell’omaggio a Benedetto XVI lo ha salutato come vescovo emerito, rompendo le definizioni di chi già parlava di papa emerito».

Da evidenziare poi la dimensione missionaria «che il pontificato avrà: Bergoglio è un gesuita e tra i fondatori della Compagnia di Gesù, oltre a Sant’Ignazio, c’è quel San Francesco Saverio da cui nasce la congregazione missionaria dei Saveriani».

Al termine dell’incontro Moretti ha poi aggiunto un aneddoto che rimanda ancora una volta a Salerno: «Come primo atto, papa Francesco ha voluto recarsi a Santa Maria Maggiore, per un omaggio mariano nel luogo sacro che punto di riferimento dei gesuiti e dove sappiamo che si è recato spesso anche in passato: ebbene ad accoglierlo c’era anche un francescano di Salerno, padre Angelo Gaeta, nato a Coperchia, tra i religiosi che hanno in cura la custodia del santuario romano». ©RIPRODUZIONE RISERVATA