la mia tavola

Chiuso il progetto Farmagourmet

Ottanta “pazienti” hanno imparato a mangiare in modo salutare

Il progetto Farmagourmet si è concluso. Sono trascorsi i tre mesi di sperimentazione che hanno coinvolto 80 persone, ospiti a pranzo e a cena del ristorante “La mia tavola”. Pioniere della struttura, il farmacista salernitano Mario Grimaldi, che ha dato vita all’esperimento affiancato da un’equipe di medici e specialisti formata dal professor Gabriele Riccardi della Federico II, da Michele Guglielmi, cardiologo specialista per l’ipertensione arteriosa, da Matteo Rispoli (cariologo specialista in colesterolemia), da Pasquale Calatola, che dirige a Salerno il reparto di diabetologia, dal dottor Alessandro Limardi (cardiologo specialista in obesità), e dalle nutrizioniste Marianna Lucibello, Ornella Ciano e Serena Pardo. Il programma alimentare messo a punto dallo staff di medici ha preso in considerazione le patologie dei pazienti, fornendo loro un menù personalizzato, un modello alimentare che s’ispira alla Dieta Mediterranea e all’utilizzo di prodotti a chilometro zero. Soddisfatto del percorso Grimaldi: «Abbiamo avuto testimonianze sui benefici ricevuti dai pazienti e i risultati ci incoraggiano a proseguire». D’accordo anche il professor Riccardi che ha voluto tracciare un bilancio del trimestre: «I partecipanti hanno potuto sperimentare che si può mangiare bene e mangiare sano allo stesso tempo. Inoltre abbiamo potuto constatare che alcuni parametri clinici (il peso, la circonferenza vita) sono migliorati nella maggior parte dei casi. Ci auguriamo che quest’esperienza lasci delle tracce profonde anche a distanza di tempo, perciò, anche se è terminato l’intervento educativo, continueremo a seguire i pazienti per sondare se le buone abitudini acquisite sono state mantenute». Farmagourmet potrebbe addirittura essere oggetto di scambio internazionale. «L’idea di fare prevenzione a tavola è straordinaria - ha spiegato la professoressa Maria Luisa Pandozzi Trani dell’Istituto Enzo Ferrari di Battipaglia - al punto da farla diventare parte integrante del programma di studi dell’Alberghiero. L’intenzione è quella di esportare il programma anche in campo europeo, magari coinvolgendo i ragazzi del progetto Erasmus».(g.f.)

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