Chiesta la scarcerazione per Scarano: «Sta male»

I legali del sacerdote depositeranno oggi l’istanza per la revoca dell’arresto La Procura di Roma intende sottoporre il monsignore al giudizio immediato

«Le sue condizioni di salute sono preoccupanti». Per questo Silverio Sica e Francesco Caroleo Grimaldi, i legali di don Nunzio Scarano, dal 5 settembre scorso rinchiuso nel reparto detenuti dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona”oggi presenteranno una istanza di scarcerazione al Tribunale di Roma affinchè al loro assistito venga revocata la misura cautelare impostagli dopo l’arresto avvenuto a fine giugno nell’ambito dell’inchiesta sui fondi Ior.

Dopo il trasferimento dal carcere romano di Regina Coeli - dove il prelato era rinchiuso dallo scorso 28 giugno, appunto - nel reparto detenuti del nosocomio cittadino, i legali del sacerdote hanno più volte rimarcato come le condizioni di salute del sacerdote stiano peggiorando di giorno in giorno.

«Nel caso di monsignor Nunzio Scarano la custodia cautelare è assolutamente ingiustificata». È questa la posizione dell’avvocato Sica che ha poi aggiunto, a poche ore dalla partenza per Roma dove oggi si recherà per incontrare i magistrati titolari dell’inchiesta: «Nei giorni scorsi don Nunzio è stato visitato dal direttore del Centro igiene mentale di Salerno che lo ha trovato in pessime condizioni».

Questo proprio nel giorno, ieri, in cui la stampa nazionale ha riportato notizie inerenti la volontà della Procura di Roma di stringere i tempi delle indagini con una richiesta di giudizio immediato per don Nunzio, per gli illeciti compiuti attraverso il trasferimento di denaro dall’estero. Ossia quei 20 milioni di euro, riconducibili agli imprenditori salernitani D’Amico, che il sacerdote avrebbe cercato di far arrivare in Italia dalla Svizzera. Accanto al filone romano dell’inchiesta sullo Ior, c’è poi quello salernitano: il sostituto procuratore di Salerno, Elena Guarino, potrebbe a breve presentare una richiesta di proroga delle indagini in quanto ci sarebbe una lunga serie di imprenditori e professionisti salernitani ancora da ascoltare tra quelli sospettati di aver fatto “donazioni” al monsignore. Sono decine, infatti, le posizioni ancora da chiarire per quanto riguarda i depositi che Scarano avrebbe avallato presso lo Ior pur riconducibili a persone non appartenenti al clero, intenzionate a spostare fondi senza lasciare alcuna traccia.

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