Chiese antiche e sentieri nella verdeggiante Pollica

A valle c’è la celebratissima Acciaroli, meta di turisti provenienti da tutt’Italia A ridosso del Monte Stella un paradiso per gli amanti di trekking e buona tavola

Con le sue bandiere blu, le Cinque vele di Legambiente, le spiagge dorate e il mare da bere, il fascino alcolico di Hemingway e i baretti che ricamano una costa ancora selvaggia e sensuale, Acciaroli è senza dubbio una delle mete predilette dai vacanzieri che scelgono il Cilento per trascorrere un week end o una vacanza lunga. Ma una location altrettanto piacevole per una gita fuori porta, anche se meno battuta dal turismo di massa, è quella costellazione di case antiche sospese tra il Monte Stella e la marina, che è Pollica. Il suo nome ha un duplice significato (molte case e città piccola), la sua pietra che brilla nel verde rigoglioso sottolinea la fierezza del popolo che l’abita e l’amore per le proprie radici, decantato nel Dialogo di Parmenide con Zenone sui costumi del Cilento: «I cilentani appartengono alla loro terra come le piante che su questa terra germogliano e delle piante condividono la sorte ed i comportamenti. Come gli ulivi essi crescono forti e rigogliosi ed a loro somiglianza offrono i loro frutti senza badare troppo a chi li ha offesi; spesso come gli ulivi subiscono violenza e offese e non s’indignano più di tanto se è vero che sopportano quasi sempre in silenzio. Seguono i ritmi della natura e se talvolta capita che anche la natura sia ostile, si adattano a riprendere vita proprio laddove sono stati offesi».

Il borgo dove il silenzio regno sovrano, si sviluppò originariamente intorno all’VIII secolo, a seguito dell’emigrazione bizantina ed alla presenza di monaci basiliani, per poi essere abbandonato e ricostruito in epoca successiva: fino al 1410 fu soggetto all’autorità dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava. Capoluogo del circondario appartenente al distretto di Vallo del Regno delle due Sicilie tra il 1811 ed il 1860, presenta numerosi siti di interesse. Tra questi, la chiesa di San Nicola (databile intorno al XVII secolo), il cui interno custodisce un altare maggiore in marmi policromi e un soffitto riccamente decorato da Matteo Cilento. Alla sommità del grande arco che sormonta il presbiterio è raffigurato lo stemma dell’Università di Pollica, ossia dell’antica municipalità. Uno degli edifici simbolo di Pollica è il palazzo dei principi Capano del 1610, con la sua massiccia torre medievale che oggi è di proprietà comunale. Secondo la tradizione ospitò anche Sant’Alfonso de’ Liguori che vi soggiornò varie volte per raccogliere notizie sulle abitudini pagane del Cilento: non a caso una delle camere del castello è conosciuta come la stanza di Sant’Alfonso.

Da ammirare il convento francescano di Santa Maria delle Grazie del 1611, che al suo interno preserva le tele di Nicola Malinconico, un bellissimo coro ligneo del XVIII secolo, una soffittatura a cassettoni di Giuseppe Marrocco e la statua della Madonna delle Grazie ad opera di Pietro Sernicola. La Vergine viene celebrata il 2 luglio con una solenne processione preceduta da una sfilata di antiche cente, ceste intrecciate a mano con oggetti votivi, che testimoniano la pietà popolare e la venerazione. A valle del convento sorge la cappella più antica di tutta Pollica, risalente al 1524 ed oggi sconsacrata: anticamente fu un oratorio pubblico di patronato della famiglia Pepe: è caratterizzata da una cappella cinquecentesca che sovrasta il presbiterio.

Ma Pollica non è solo una meta ideale per chi vuole dedicarsi alla riscoperta di un borgo particolarmente suggestivo. La zona è ideale anche per gli amanti del trekking, che potranno inerpicarsi lungo l’antica via di collegamento con Acciaroli. L’itinerario parte dalla località costiera detta Ponte per giungere a Torre della Macchia, dunque abbracciare la provinciale sino a sud dell’abitato di Cannicchio ed oltre. Al termine, si legge sul sito del Comune di Pollica, ci si rimmette sulla strada provinciale asfaltata per un paio di chilometri. Da qui si percorre l’antica via dei Lombardi fino al convento di San Franscesco. Infine una nota per gli amanti della buona tavola: la cucina locale non lascerà scontento nessuno. Si parte con salumi, formaggi e sottoli rigorosamente artigianali per passare ad una ricca scelta tra la pasta fatta a mano (in particolare i tipici fusilli cilentani o i cavatielli, che vengono serviti con sugo semplice o di castrato). Ottime le carni alla brace e le zuppe di verdure di campo, ma anche le pizze rustiche e gli irresistibili cannoli riempiti di crema bianca ed al cioccolato, senza ricotta.(b.c.)

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