Presidio a santa lucia 

Cgil in piazza a Napoli accanto ai lavoratori della Fonderie Pisano

Potrebbe essere solo una delle prossime mosse dei lavoratori delle Fonderie Pisano, ma il presidio annunciato ieri dalla Cgil Fiom a Napoli davanti al Palazzo della Regione e previsto per lunedì...

Potrebbe essere solo una delle prossime mosse dei lavoratori delle Fonderie Pisano, ma il presidio annunciato ieri dalla Cgil Fiom a Napoli davanti al Palazzo della Regione e previsto per lunedì dalle 9.30, sa tanto di riapertura delle ostilità tra lavoratori ed istituzioni. Dopo la conferma del “no” sulla Valutazione d’impatto ambientale ratificata dagli uffici regionali pochi giorni fa verso lo stabilimento di via dei Greci, lo spettro della chiusura riappare come non mai da quel dicembre 2016 in cui gli oltre cento lavoratori e le loro famiglie avevano ritrovato una seppur ballerina parvenza di normalità. Una protesta scatenata soprattutto, secondo la sigla sindacale, dal silenzio assordante dei vertici regionali riguardo la questione lavoro, non meno importante per la Cgil di quella della salute. «Dopo gli annunci, incomprensibili e allarmanti, di una possibile chiusura dello stabilimento da parte della Regione Campania e del Comune di Salerno – afferma Francesca D’Elia, segretario provinciale della Cgil Fiom provinciale – non una parola è stata spesa per dare un orizzonte di serenità ai lavoratori. Sul diritto alla salute le posizioni delle istituzioni sembrano ormai definite, sul diritto al lavoro viene sottaciuta qualsiasi intenzione!». Promesse non mantenute, secondo il sindacato. «Ribadiamo la necessità che la politica – continua il segretario – come si era impegnata a fare, ponga in essere atti concreti per dare risposte ai bisogni dei lavoratori e per supportare la costruzione del nuovo stabilimento. Su questo abbiamo chiesto, ormai da più di due mesi, un incontro al governatore Vincenzo De Luca, e la riconvocazione del tavolo di confronto con gli assessorati competenti. Quel tavolo rappresenta un primo degno segnale al nostro appello».
Emilio D’Arco
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