IL LIBRO

Certosa di PadulaRitrovato il tesoro perduto

Un libro della dottoressa Teresa Strocchia svela i segreti delle opere andate perdute con la chiusura del 1807: individuato l'inventario

Le opere d’arte sparite dalla Certosa di San Lorenzo in seguito alla sua chiusura del 1807, potrebbero per la prima volta essere individuate con certezza e restituite al monumento certosino. L’individuazione del prezioso inventario è infatti uno dei filoni più importanti che emergono da "Le carte dell’Archivio della Certosa di Padula", titolo del volume opera della dottoressa Teresa Strocchia. Il libro è stato presentato a Padula nel corso del convegno "Il graduale recupero del patrimonio certosino", organizzato dal Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano "Pietro Laveglia" e dall’Associazione Culturale "Luigi Pica" di Sant’Arsenio.
La presentazione del volume (circa 400 pagine) edito da Laveglia-Carlone, ha rappresentato il momento centrale di una tavola rotonda tematica che ha analizzato lo stato del prezioso patrimonio storico-artistico e architettonico del trecentesco monastero di San Lorenzo, da anni riconosciuto come patrimonio mondiale dell’Umanità. Numerose le relazioni di storici e docenti universitari, tra le quali quella di Carmine Carlone, docente della II Università degli Studi di Napoli, incentrata su farmaci e monete dei certosini.
A Gerardo Sangermano, ordinario di Storia medievale presso l’Università degli Studi di Salerno, è andato il compito di presentare il libro di Teresa Strocchia. Un lavoro di notevole importanza, frutto di anni di ricerche presso gli archivi di Napoli, che hanno portato anche all’individuazione dell’inventario dei beni della Certosa trasferiti da Padula a Napoli in seguito alla chiusura del monumento certosino.
I "beni culturali" della Certosa di Padula andarono infatti dispersi con la soppressione "francese" del 1807 e affidati a vari enti. Che si guardarono bene dal restituirli dopo la riapertura della Certosa. Gli inventari, redatti al momento della consegna, sono stati trafugati da ignoti.
L’archivio, contenente undici stiponi pieni di scritture, una grande carta topografica di Montesano, e libri di conti antichi e moderni, fu inventariato e chiuso a chiave dagli incaricati della soppressione. Che, nonostante tutte le precauzioni, furono i primi ad appropriarsi di molti oggetti.
La ricostruzione virtuale dell’archivio, iniziata quasi 40 anni fa, è stata quasi completata da Carmine Carlone, che nel 1996 ha pubblicato i riassunti dei 1043 documenti più antichi. Il secondo volume, con gli atti del XV secolo, è in fase di avanzata preparazione. Sono stati recuperati gli inventari della spezieria (farmacia) e delle monete antiche (circa 7000). Ora si sta lavorando anche per recuperare l’inventario delle opere d’arte, i quadri in particolare, di cui si è persa ogni traccia dopo il loro trasporto a Napoli nel 1811. Il ritrovamento dell’inventario, frutto degli studi portati avanti dalla dott.sa Strocchia nell’Archivio di Napoli, potrebbe dunque costituire un passo decisivo nel processo graduale di recupero del patrimonio certosino, in particolare delle numerose tele asportate.
Tesori che non possono tornare a Padula proprio per l’impossibilità di individuarli, fino ad ora, con certezza.
Elementi di spicco della Certosa sono le celle dei monaci (ognuna fornita di vari locali e di un proprio giardino), la sala del refettorio, la biblioteca (con lo splendido pavimento maiolicato), la Chiesa (con i Cori intarsiati) e altre sale caratteristiche, adornate da arredi e affreschi.
L’ultima, recente, scoperta illustrata nel libro potrebbe rappresentare la svolta per la un monumento tra i più belli d’Italia e che vanta un altissimo numero di visitatori nel corso dell’anno.
Antonio Sica