Centro trapianti, eseguiti 256 interventi

Attivo da sette anni, è il più giovane d’Italia. De Rosa: «La prossima sfida è prelevare organi da viventi»

Una realtà in costante crescita, quella del Centro trapianti di rene dell’ospedale Ruggi di Salerno, che dal 2008 ha fatto registrare ben 256 trapianti di rene.

Un risultato positivo, considerando anche le scarse donazioni d’organo che in Campania non raggiungono nemmeno le medie nazionali.

Si è registrato nel 2014 il 46% delle opposizioni alla donazione, un dato sconfortante ma che per fortuna è in leggero calo negli ultimi anni. Inoltre, pur essendo il centro più giovane d’Italia, è quello in cui si registra una migliore sopravvivenza, sia degli organi che dei pazienti trapiantati. Una realtà che si sta consolidando e che fa da volano ad altre attività collegate ai trapianti, presenti al Ruggi d’Aragona di Salerno, come i laboratori, la nefrologia e la dialisi. Tutto questo è emerso dal convegno “Trapianti di rene, cosa è cambiato?”, che si è svolto presso il Grand Hotel Salerno, alla presenza di tutti i responsabili dei centri trapianti d’Italia, coordinato dal dottore Paride De Rosa, responsabile del Centro trapianti di Salerno.

La terza riunione tecnico scientifica, è stata soprattutto, l’occasione per discutere sullo stato dell’arte del settore trapianti e soprattutto per proporre idee e soluzioni ai tanti problemi logistici che si trovano ad affrontare i centri trapianti italiani. «E’ il terzo anno che tutti i responsabili dei centri trapianti italiani si riuniscono a Salerno, ormai questa non è più la terra di conquista ma con il bagaglio culturale che abbiamo costruito alle spalle, anche noi abbiamo voce in capitolo e sedere allo stesso tavolo di Regioni che i trapianti li fanno da oltre trent’anni – dice il dottore De Rosa – la prossima sfida che intraprenderemo a breve, sarà quella dei trapianti da donatore vivente. Questo ci permetterà di superare la problematica delle scarse donazioni d’organo ed evitare che si intraprendano i così detti viaggi della speranza, un dispendio per l’economia sanitaria regionale e una criticità per le famiglie che si trovano ad affrontarli».

 Un passo in avanti per le donazioni è il sì arrivato nei giorni scorsi dal Garante della privacy al fatto che sulla carta di identità si potrà scrivere se si dà il consenso alla donazione degli organi oppure no. Una possibilità, non un obbligo.

Il Garante per la privacy ha dato parere positivo alle “Linee guida” predisposte dal ministero della Salute e da quello dell'Interno che disciplinano la possibilità di inserire sul proprio documento il consenso o il diniego alla donazione di organi o di tessuti in caso di morte.

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