«Centro Le Bolle abusivo» Indagate quattro persone

I permessi a costruire ritenuti inefficaci per assenza di valutazione ambientale La Procura chiude l’inchiesta e accusa società privata e funzionari comunali

Per la Procura di Salerno il centro commerciale “Le Bolle” è di fatto abusivo, nato «in sostanziale assenza del prescritto titolo abilitativo» perché i permessi a costruire furono rilasciati prima che i progetti fossero sottoposti alla procedura della “via”, la valutazione d’impatto ambientale che passa per gli uffici della Regione. Quei permessi, secondo il sostituto procuratore Maria Carmela Polito, sono inefficaci e quindi «sostanzialmente assenti». È in base a questa ricostruzione che la magistratura ha messo sotto inchiesta la dirigente comunale Lucia Rossi, che guida il settore della pianificazione urbanistica da cui furono rilasciati i permessi, e con lei Diego De Marchi (legale rappresentante della Società “Trade Mart” che commissionò la realizzazione della struttura) e Ciro Baroncini, titolare della cooperativa Cesi che eseguì i lavori. Un avviso di conclusione delle indagini, che assegna venti giorni di tempo per farsi interrogare o presentare memorie difensive, è stato notificato a loro tre e al responsabile del settore Opere pubbliche del Comune, Rosario La Corte, per un’ipotesi di falso anch’essa legata alla costruzione del centro commerciale e nello specifico a una procedura di esproprio. Tutto parte infatti dalla denuncia di un privato, proprietario di una parte dei suoli che furono acquisiti per fare spazio in località Serracapilli agli oltre 21mila metri quadrati di negozi e locali sotto l’insegna “Le Bolle”. Il privato denunciò non solo che il muro di divisione dal suo appezzamento era più alto di due metri di quanto previsto nel progetto originario, ma soprattutto che era stato realizzato nella sua proprietà, acquisita per 618 metri quadri in più di quanto previsto dagli accordi di esproprio. A La Corte si contesta un atto, firmato in qualità di responsabile dell’area “Sviluppo del territorio”, nel quale si conferiva l’incarico per l’aggiornamento catastale e si dichiarava che su quella particella di terreno non vi erano contenziosi pendenti. «Falso» denunciò il proprietario, spiegando di aver già avviato un’azione civile.

Se il responsabile della pianificazione risponde solo dell’accusa di falso, gli altri tre coinvolti (Rossi, De Marchi e Baronicini) sono indagati anche per invasione di terreni, in quanto l’edificazione del muro avrebbe oltrepassato il confine fissato dal piano urbanistico attuativo e sottratto al confinante una parte del sio suolo. Per questo la funzionaria è accusata anche di abuso d’ufficio, per aver rilasciato un permesso a costruire che sarebbe andato oltre le previsioni iniziali.

Da queste controversie prende le mosse l’inchiesta della magistratura, che ha poi portato a scoprire l’assenza dell’atto di valutazione ambientale e a contestare la legittimità dell’intera edificazione commerciale di via Cupe. Secondo la linea difensiva al momento della presentazione del progetto la “via” non era ancora prevista per i centri commerciali, e quindi non andava presentata, ma per gli inquirenti la pratica andava sanata in un momento anteriore a quello in cui fu realmente attivato l’iter. La procedura amministrativa, scrive il magistrato, si chiuse con l’irrogazione di una sanzione pecuniaria. Ma l’inchiesta penale andò avanti. Fino all’avviso di conclusione delle indagini notificato in questi giorni e che prelude, salvo che le difese non riescano a dimostrare la correttezza delle procedure, a una richiesta di rinvio a giudizio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA