«Centrale, verifiche sugli acquirenti»

I dubbi dei sindacati su alcune aziende che hanno risposto al bando. I 5 Stelle: «Sosteniamo l’iniziativa dei dipendenti»

Il giorno dopo la chiusura del bando di gara per la vendita della Centrale del latte di Salerno, quello che fa discutere è soprattutto il ricorso al Tar presentato da 41 dei 52 dipendenti dell’azienda e notificato giovedì mattina al Comune di Salerno e ai vertici della municipalizzata. «Condividiamo la preoccupazione dei lavoratori che hanno voluto assumere giustamente un atteggiamento di cautela – ha commentato il segretario generale della Cisl Matteo Buono – ma crediamo ancora in una fase di concertazione, per cui restiamo in attesa. Se non dovessimo essere soddisfatti di quanto accadrà nei prossimi giorni, saremo pronti a sponsorizzare la loro iniziativa». Ciò in cui spera Buono è il coinvolgimento delle forze sindacali durante la fase di esame delle offerte. «Coinvolgerci sarebbe un segno di distensione con le organizzazioni sindacali, utile a capire se le nostre perplessità possano essere superate. Anche perché le nostre preoccupazioni non sono campate in aria. Basti pensare che la New Lat ha avuto problemi in questi ultimi anni ed è dovuta ricorrere alla cassa integrazione, mentre e la Parmalat, dopo aver acquistato la Centrale del latte di Genova, ha messo tutti in cassa integrazione», ha commentato il dirigente sindacale che in una nota stampa ha poi aggiunto: «La principale preoccupazione della Cisl in questa fase è che vengano privilegiate le offerte che contengono quei requisiti che abbiamo sempre richiesto: mantenimento dei livelli occupazionali, investimenti a media e lunga durata, volontà di tenere a Salerno l’attività produttiva».

Anche la Cgil condivide l’azione intrapresa dalle maestranze della municipalizzata. «Eravamo a conoscenza di questa decisione dei lavoratori – ha spiegato la segreteria generale della Flai-Cgil Giovanna Basile – e stiamo valutando anche noi se esistono nel bando dettagli cui possiamo appellarci davanti ai giudici. Restano confermate le nostre preoccupazioni in merito al mantenimento dei livelli occupazionali, soprattutto alla luce di quali aziende hanno presentato l’offerta. Vedremo nei prossimi giorni come muoverci anche in sinergia con le altre sigle sindacali».

Chi ha seguito sin dai primi giorni l’evolversi della vicenda relativa al ricorso presentato al Tar è stato il Movimento 5 Stelle. «Come Movimento – ha spiegato il deputato Mimmo Pisano – abbiamo aiutato i dipendenti ed indirizzati, anche se il ricorso è stato frutto di una loro decisione autonoma. Sicuramente è un’azione che andava fatta e, pertanto, ben venga. Per quanto ci riguarda, continuiamo a non capire il motivo della vendita e della mancanza di condivisione delle scelte con l’intera cittadinanza». Secondo Pisano ora bisognerà vedere «se le aziende che hanno risposto al bando intendono conservare il marchio e mantenere i livelli occupazionali. Tutto dipenderà quindi dal piano industriale. Se poi si guarda la vicenda dal solo punto di vista immobiliare, con le proprietà ed il futuro Pua, il prossimo acquirente già in questo modo coprirà il prezzo sborsato per l’acquisto dell’azienda».

Ad esprimere solidarietà nei confronti dei lavoratori è anche l’ex assessore provinciale Lello Ciccone, nella sua qualità di presidente dell’associazione “Il domani”. «L’associazione – ha scritto in una nota stampa – è concretamente disponibile a sostenere nei modi e nelle forme più opportune l’iniziativa delle maestranze della Centrale del latte. I lavoratori hanno chiesto la sospensiva di questa procedura perché dalle carte non ci sono garanzie per i livelli occupazionali. Il trasferimento dell’azienda a società multinazionali metterebbe certamente a rischio il mantenimento di tale situazione con ricadute negative sull’economia dei nostri territori. Il Comune inoltre si priverebbe di un’azienda in grado di produrre profitti per sostenere paradossalmente settori in cui si accumulano solo perdite, impoverendosi ulteriormente. Tutto questo va assolutamente evitato».

Angela Caso

©RIPRODUZIONE RISERVATA